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Santilli: Una Capitale diversa per qualita’ della vita

L’obiettivo e’ assai ambizioso: fare della Capitale una metropoli diversa per cultura, relazioni sociali, tutela della salute e qualita’ della vita, in una parola per il benessere psico-fisico di chi vi abita, vi lavora, vi studia, vi soggiorna. Ha idee chiare Gianluca Santilli, 47 anni, candidato alle elezioni alle elezioni comunali del 26 e 27 maggio nella lista guidata da Ignazio Marino. “A Roma si e’ sempre cercato nel settore dell’edilizia il guadagno facile, altrimenti detto speculazione: e’ stato piu’ semplice e piu’ redditizio costruire nuove abitazioni consumando suolo agricolo piu’ che riqualificare il patrimonio edilizio esistente con danni incalcolabili per la collettivita’. Non si e’ mai pensato di utilizzare aree vuote ed abbandonate, come e’ stato per un edifico residenziale che mi ha molto colpito: il Palazzetto Bianco, nel quartiere Aurelio, quindi molto vicino al centro storico”. Qui’, infatti, in un esiguo appezzamento di terreno di forma triangolare, rimasto a lungo inedificato, tra palazzine degli anni Cinquanta, e’ stato realizzato nel 2005, su progetto di Massimo Fagioli e Paola Rossi, un edificio originale e dalle forme contemporanee che ben si inserisce nel contesto degli edifici gia’ esistenti. “Proprio osservando questa orginalissima architettura mi sono detto: che bisogno c’e’ di espandere ulteriormente la citta’ se addirittura in un fazzoletto di terra cosi’ piccolo si e’ riusciti a realizzare un edificio di grande qualita’ composto da un piano terra, quattro piani superiori   ed un piano interraro in cui e’ situato in parcheggio?”. Un assetto urbanistico mirato alla riqualificazione sostenibile della citta’. “Solo cosi’ si puo’ ipotizzare una nuova fase di sviluppo del settore ed ottenere contestualmente un notevole risparmio per le famiglie e – aggiunge – il rilancio dell’occupazione. Per impedire ed arrestare la crescita dissennata di altre espansioni non servono poi drastiche misure coercitive: basta un severo regolamento edilizio che obblighi i costruttori a rendere i nuovi edifici autosufficienti dal punto di vista energetico”. Del resto la comunità europea ha fissato al 2020 l’obiettivo di realizzare edifici a consumo zero. “Dietro la qualita’ deve esserci sempre un’idea ed una volonta’ di cambiamento: preparazione, competenza, una programmazione urbanistica seria ed un rispetto delle regole da parte di tutti”, osserva. Come dimostra il progetto  ‘Giustiniano Imperatore’, curato dagli architetti Maria Laura Arlotti, Michele Beccu e Filippo Raimondo, tra via Cristoforo Colombo e San Paolo, dove e’ stata realizzata per la prima volta in Italia, la demolizione e ricostruzione di alcuni palazzoni pericolanti di proprieta’ di molte famiglie che vi abitavano. Il nuovo progetto prevede un quartiere disposto su tre sezioni: il pettine, allineato agli edifici preesistenti; la farfalla, un corpo longitudinale e tre parallelepipedi sospesi; il grande basamento con servizi sportivi, piscina e palestra, piu’ l’area verde. Il complesso costituisce un esempio significativo di sostenibilita’ ambientale ed urbana con case costruite secondo parametri bio-climatici per il comfort ambientale ed il risparmio energetico.  “Il progetto, che fu messo a punto dalle precedenti giunte di centro-sinistra, e’ l’esempio del nuovo modo di amministrare: la Politica ha deciso che questa operazione era necessaria; la Pubblica Amministrazione ha dato il coordinamento fondamentale; la scelta dei progettisti e dell’impresa di costruzione e’ stata fatta mediante bandi pubblici, cosi’ come prevede la legge. Il risultato e’ davanti agli occhi di tutti: un intervento di grande qualita’ architettonica ed urbana, realizzato in un quartiere oggetto di una delle peggiori speculazioni edilizie nella storia di Roma. Senza dimenticare il fatto che cento famiglie si sono ritrovate proprietarie di nuove abitazioni non più pericolanti di grande qualita’ e a basso consumo energetico, e che il costo di tutta l’operazione e’ stato pagato con la costruzione di un 30% di alloggi in piu’, senza che questo abbia causato, per merito degli architetti, alcuna devastazione del territorio circostante”.


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