Pubblichiamo un articolo dello “Speciale giovani e rivoluzioni” di Affari Internazionali.
Le immagini possono condensare più delle parole, talvolta, lo stato dell’arte di un preciso momento storico. Così è anche per il ruolo delle generazioni di giovani che sono state cuore, massa e “carne da cannone” delle rivoluzioni arabe dal 2011 a oggi.
Giovani fuori obiettivo
A scorrere le foto che immortalano i cambiamenti di regime, i giovani sono assenti. Espunti dall’obiettivo. Al loro posto, ci sono spesso – certo – facce di un nuovo establishment, oppure personalità già note della dissidenza e delle opposizioni ai regimi precedenti. Mancano, però, i protagonisti della cultura politica apparsa in modo così dirompente dalla rivoluzione tunisina in poi.
Che cosa è successo? L’emarginazione de facto delle generazioni più giovani è stata solo frutto degli errori e delle ingenuità dei ragazzi di Tahrir e dei loro coetanei nelle varie piazze arabe? È stato il risultato dell’intelligenza e del pragmatismo di politici più anziani e navigati? Certo, ognuna di queste letture ha il suo posto nell’analisi ex post dei primi due anni delle transizioni alla democrazia (o ai cambi di regime) in corso nella regione araba. È limitato, però, leggere il tono minore assunto dai giovani protagonisti del Secondo Risveglio arabo come un sostanziale soccombere alle leggi non scritte della politica navigata.
Paola Caridi, (www.invisiblearabs.com) è giornalista e autrice di “Arabi Invisibili” e “Hamas”, editi da Feltrinelli.