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Su Bonino, donna single e senza figli di cui andare fieri

Ho letto e riletto il pezzo “Sono fiera del ministro Bonino” di Elena Stancanelli pubblicato nella rubrica “Parla con Lei” di Repubblica. Il Titolo aveva catturato la mia attenzione: è raro che qualcuno dichiari pubblicamente di essere fiero di qualcuno o di qualcosa, soprattutto riguardo alla politica e ai politici. Poi, però, ho letto le ragioni, che mi hanno disorientato:

In chi ha dunque scelto questo Paese vecchio e sciagurato, trasformato in una barzelletta, di identificarsi per il tempo che questo governo durerà? In una donna, single e senza figli. Che è stata sempre nella politica, ma quasi mai nelle stanze. Conosce il mondo, si è occupata di diritti civili, crede nell’Europa. È competente, intelligente, curiosa. Parla sette lingue. Questa è l’Italia che andrà in giro per me nei prossimi mesi. E io ne sono finalmente fiera. Sono fiera che Emma Bonino mi rappresenti, ma sono anche un po’ fiera di questo Paese che ha scelto di essere rappresentato da lei. Un Paese che si riconosce in questa donna piccola e indomita. Modernissima, se questa parola significasse qualcosa“.

Perché, mi chiedo, l’essere “donna, single e senza figli” dovrebbe essere un valore aggiunto di cui essere orgogliosi e fieri? se fosse stata sposata o, ancor più, sposata con figli, Bonino sarebbe stata meno rappresentativa? e se la sua storia personale e politica, che tanto incanta la rubrica, fosse stata quella di un uomo avrebbe avuto meno appeal?

 

 

 

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