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Berlusconi e Prodi senatori a vita, perché no?

Mancano pochi mesi al ventesimo anniversario dall’inizio della Seconda Repubblica. Non che l’evento provocherà celebrazioni. Per quanto qualunque studioso potrebbe affermare che un giudizio su un periodo storico non puó essere pronunciato se non dopo qualche decennio dalla conclusione dello stesso, è opinione comune che la Seconda Repubblica sia stato un periodo caratterizzato da un costante degrado del tessuto economico, culturale ed istituzionale del Paese sfociato nella peggiore crisi della storia post unitaria a cui si è affiancata una situazione di paralisi istituzionale di cui la difficoltà di formazione di un governo unita alla richiesta a Napolitano della disponibilità ad un secondo mandato sono la sintomatologia più evidente.

Il futuro del Paese

Preso atto della situazione, è evidente a chiunque abbia a cuore il futuro del Paese che il primo passo per immaginare una stagione di riforme volte a modernizzare sia il tessuto istituzionale che quello produttivo non possa prescindere dal superamento del modello caratterizzante la Seconda Repubblica in favore di un sistema politico moderno costituito da due blocchi dialetticamente rivali, portatori non della voce di leader contrapposti ma, rispettivamente, di un’idea di politica in senso laburista piuttosto che liberale.
Non che il momento non sia propizio per un passo di questo tipo.

Le scelte inevitabili di Pd e Pdl

Mentre il PD sta conoscendo un processo di progressiva disgregazione che impone un rinnovamento profondo della propria classe dirigente tramite la rottamazione dei protagonisti/responsabili delle sconfitte di questi due decenni, il PDL si avvicina sempre di più al momento della vera resa dei conti, intesa come passaggio da movimento unipersonale basato, nel bene o nel male, sul carisma unico ed irripetibile di un singolo individuo a movimento caratterizzato da una leadership diffusa e democraticamente nominata.

Il futuro di 5 Stelle e Scelta Civica

Per quanto riguarda gli altri movimenti politici presenti in Parlamento, dal Movimento 5 Stelle a Scelta Civica, questi sembrano essere molto di più effimeri prodotti della fase terminale della Seconda Repubblica che soggetti in grado di svolgere un ruolo determinante nel futuro panorama politico Italiano.

Urge modernizzare il sistema politico, alcune proposte

È evidente come il cuore del problema di come modernizzare il sistema politico italiano, non possa che trovare soluzione tramite la combinazione di due differenti e tra di loro complementari vettori.
Se da un lato è necessaria ed auspicabile una reingegnerizzazione del sistema elettorale passando dal famigerato Porcellum, sintesi perfetta di una stagione in cui la politica è stata tattica per conservare il potere ed i relativi privilegi, a un sistema Presidenziale con elezione diretta del capo del Governo, dall’altro qualunque azione di ridisegno istituzionale rischia di essere vuota se non accompagnata da una pacificazione del panorama politico Italiano.

Il caso Berlusconi

In questo senso, se l’obiettivo è chiudere una stagione politica basata sulla leadership di un uomo, Silvio Berlusconi, e sull’azione dei suoi oppositori, il migliore modo per terminare questa stagione è storicizzarla tramite un esercizio poco affine alla natura italiana, molto più incline ad esorcizzare e rimuovere cio che, sempre ex post e mai ex ante, si giudica non desiderabile piuttosto che a metabolizzarlo e superarlo.

Il ruolo sinistro degli intellettuali

Il punto è che, volenti o nolenti, Berlusconi ha saputo catalizzare il voto di decine di milioni di Italiani per due decenni in ragione, secondo il pensiero di una certa parte della sinistra autonominatosi intellettualmente superiore, di una allucinazione collettiva nutrita da una arretratezza culturale oppure molto, più verosimilmente. di una migliore comunicativa rispetto a chi affidava le chiusure delle campagne elettorali a Nanni Moretti o a Flores d’Arcais.

Come storicizzare un ventennio

Pertanto se l’obiettivo è storicizzare un ventennio quale azione migliore di nominare Silvio Berlusconi ed il suo principale rivale di questi venti anni, Romano Prodi, senatori a vita? Certo, il principale punto debole di questa proposta risiede nel rischio di glorificazione di una stagione politica, quella tra il 1994 ed il 2003, che ben poco ha di glorioso. come peraltro menzionato in premessa. D’altro canto onorare Prodi e Berlusconi del seggio in Senato attribuito “per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario” consentirebbe, da un lato una presa di coscienza collettiva da parte del corpo elettorale Italiano che, per 20 anni, ha conosciuto e sostenuto contese elettorali basate sul Berlusconismo e sull’anti Berlusconismo e, dall’altro, un superamento di questa primordiale polarizzazione della politica Italiana eliminando di fatto il signore di Arcore dalla dialettica elettorale, costringendo il Paese a scegliere sulla base dei programmi e non delle persone e, di conseguenza, imponendo ai due principali movimenti politici Italiani una modernizzazione.

La necessaria intepretazione della Costituzione

Certo una scelta di questo genere richiede un’interpretazione estentiva e all’insegna della realpolitik dell’art. 59 della Costituzione e solleverebbe le proteste di Grillo e dei suoi avatar in Parlamento. Ma situazioni straordinarie richiedono azioni straordinarie (che solo un Presidente della Repubblica al di fuori dell’ordinarietà come Napolitano puó, come dimostrato negli ultimi due anni, compiere) che non possono o devono essere fermate dalla effimera demagogia di vuoti tribuni alla ricerca di posti al Sole. Perché o si volta pagina subito superando le contrapposizioni ed i pregiudizi, oppure ci si condanna ad altri anni di inerzia la cui unica e possibile risultante è la catastrofe economica e la conseguente perdita di sovranità.



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