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L’anatema di Travaglio e Flores d’Arcais sul Pd

Conflitto d’interessi: il Pd volta le spalle a otto milioni di elettori. L’anatema di Paolo Flores D’Arcais e Marco Travaglio per il Partito Democratico è lanciato. L’inciucio con il nemico Silvio Berlusconi è imperdonabile per il direttore di Micromega e il vicedirettore del Fatto Quotidiano.

Dopo avere lanciato l’idea di un governo ombra, guidato da Stefano Rodotà, dopo aver pubblicato sul Fatto Quotidiano un falso intervento a firma di Enrico Letta con le sue dichiarazioni sbugiardate dai fatti, i due tornano a parlare del peccato da cui il Pd non potrà più smacchiarsi. Altro che giaguaro.
“Nell’intera storia d’Italia un voltafaccia del genere non ha precedenti, il trasformismo di Depretis al confronto sembra una gemma di coerenza. Il ceto politico del Pd che ha votato la fiducia ha firmato la propria ignominia morale, e stabilito che qualsiasi cosa dica in futuro un dirigente Pd la sua credibilità è per definizione zero, flatus vocis per gonzi”, scrive il filosofo friulano.

Un editoriale molto duro, pubblicato sul Fatto Quotidiano e ripreso in homepage su Micromega in cui Flores d’Arcais accusa il Pd di aver tradito i propri elettori: “Siamo in piena ‘neolingua’, quella del Grande Fratello di orwelliana memoria: ieri sono state cancellate dall’italiano la locuzione ‘conflitto d’interessi’ e il lemma ‘ineleggibilità’, i concetti stessi devono diventare impensabili, benché (o forse proprio perché) lungo tutta la campagna elettorale il Pd avesse giurato e spergiurato che porre fine al conflitto d’interessi era una questione sia di civiltà istituzionale che di efficienza economica, dunque cruciale e improcrastinabile”.

E in accoppiata alle parole del direttore di Micromega ci sono quelle di Travaglio che nel suo editoriale di ieri ha smontato una a una le “balle à gogò” diffuse dalla stampa italiana. Il giornalista descrive un partito che, “spaccato su nonno Marini e papà Prodi, ritrova una rocciosa compattezza su padron Silvio, da sempre al centro dei sogni erotici dei suoi dirigenti. Più che di una guerra, è la fine di una lunga relazione clandestina con l’outing liberatorio dei due amanti: ‘Sì, è vero, andiamo a letto da vent’anni: embè?’”.



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