L’Unione Europea ha da tempo avviato il cantiere della programmazione dei Fondi europei 2014-2020, presentando una strategia generale (Europa 2020) e, in forma di proposta, i Regolamenti, un Quadro Strategico Comune e un Quadro Finanziario Pluriennale. L’obiettivo è quello di concorrere all’uscita dalla crisi finanziaria e consentire una ripresa basata su una crescita sostenibile, che punti, oltre a riforme strutturali che rilancino crescita e investimenti per favorire competitività e occupazione, anche sul ripristino di un clima finanziario che consenta di guardare al futuro con più ottimismo.
Investimenti “spiazzati” dalla crisi
Infatti, poiché la crisi finanziaria ha accentuato e aggravato i problemi di accesso ai finanziamenti per molte imprese, e in particolare per le micro e le PMI, ciò ha costituito spesso un ostacolo insormontabile all’utilizzo dei fondi europei destinati a sostenere la competitività delle imprese e dei tessuti produttivi, in particolare i programmi di ricerca e sviluppo (R&S), di introduzione di tecnologie informatiche (TIC) e innovazione. Di fatto, mentre da un lato l’Ue spingeva per aumentare il volume di spesa relativo a queste voci di investimento, la richiesta delle imprese era invece quella di sostenere il circolante e in generale il credito, con il risultato che risorse sono state spostate dagli assi relativi alla R&S a quelli dell’accesso al credito, quali ad esempio la creazione o il rifinanziamento di fondi di garanzia. Da qui la necessità di ripristinare un livello regolare di flussi di credito a favore delle attività produttive ma anche l’utilizzo di forme alternative rispetto al tradizionale capitale di debito quale l’utilizzo di nuovi strumenti finanziari (tra cui venture capital e private equity) che consentano il ricorso alternativo alla leva del capitale di rischio.
Un ciclo di spese Ue fondamentale
Il ciclo di programmazione 2014-2020 si presenta quindi particolarmente cruciale: da un lato le risorse messe a disposizione dall’Ue saranno minori rispetto al passato, dall’altro la crisi economica ha esacerbato le debolezze strutturali e ha imposto vincoli di spesa pubblica a Stati e Regioni che limiteranno fortemente l’opportunità di intervenire in termini di cofinanziamento e di azione tramite politiche autonome. Dunque, una programmazione dei Fondi che consenta la concentrazione tematica degli interventi, accrescendo l’efficacia degli interventi pubblici risulta cruciale per sostenere l’uscita dalla crisi.
Verso cluster regionali di innovazione
I nuovi indirizzi europei per la prossima fase di programmazione assegnano ancora di più che in passato alla ricerca e all’innovazione il ruolo chiave per rafforzare la competitività dell’Ue nei confronti dei Paesi di nuova industrializzazione ed emergenti, sempre più competitivi e in forte crescita, e di promuovere, anche attraverso questo obiettivo, una maggiore coesione tra i territori dell’Unione che purtroppo non hanno saputo in passato affrontare queste sfide in maniera coordinata. In questo quadro, anche le Regioni sono chiamate a rendere i rispettivi sistemi territoriali e produttivi sempre più in grado di affrontare le sfide dell’economia della conoscenza e dell’innovazione. Infatti, nell’ambito del “Common Strategic Framework” per Europa 2020, mentre da un lato viene rafforzato il sostegno alle politiche per la ricerca, dall’altro, nelle politiche strutturali e di coesione, viene chiaramente indicata come prima priorità dei futuri programmi regionali quella di sviluppare strategie regionali per il rafforzamento dei sistemi di ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico e di clusters altamente competitivi.
La sfida è in sostanza quella di attivare tutti gli attori sul territorio per consentire una partecipazione più elevata agli specifici programmi comunitari che, puntando molto sul rafforzamento delle leadership industriali e delle eccellenze scientifiche e tecnologiche, potrebbero avere un impatto altamente diseguale sul territorio europeo, in assenza di azioni di riequilibrio che valorizzino la presenza anche di un tessuto di piccole e piccolissime imprese come nel caso del nostro Paese.
2,5 miliardi per le Pmi
La Commissione intende coordinare maggiormente i programmi gestiti direttamente con la politica di coesione, ossia con i programmi gestiti direttamente dagli Stati membri e dalle Regioni. Tale impostazione presuppone che ogni Regione concorra ai differenti Fondi avendo più chiaramente definito la propria specializzazione nello spazio europeo della ricerca (smart specialization).
La principale novità specifica per le PMI è rappresentata dal programma COSME che, previo esito positivo del Parlamento e del Consiglio europeo, diventerà operativo a partire dal 1 gennaio 2014. Si tratta di un pacchetto da 2,5 miliardi che ha lo scopo di rafforzare la competitività delle piccole e medie imprese attraverso la promozione dell’accesso al credito e una maggiore cultura imprenditoriale. La portata internazionale di questo programma favorisce il rafforzamento della competitività e della sostenibilità delle imprese nazionali nel più ampio contesto europeo, creando migliori condizioni sia per il consolidamento dei mercati interni, che l’accessibilità a quelli esteri promuovendo la diffusione di una “cultura imprenditoriale” internazionale.
FABRIZIO COSTA
RESPONSABILE PROGRAMMAZIONE COMUNITARIA INVITALIA