Dalla porziuncola ad Abbey Road. Dalla culla del francescanesimo agli studi di registrazione dei Beatles. Da Assisi a Londra. No, non è il percorso di un pellegrinaggio, del tutto particolare, alla riscoperta del quartetto di Liverpool, bensì l’esperienza, unica, di un giovane frate di Assisi, Alessandro, che all’improvviso si è trovato a registrare il suo primo cd di musica sacra (“Voice from Assisi” – Decca) proprio negli studi che hanno accompagnato i Beatles nei loro più grandi successi. La “voce di Dio”, il “tenore di Dio”: questi gli aggettivi più ricorrenti per descrivere frate Alessandro. Ma il giovane frate di Assisi non è l’unico religioso amante della musica. Esiste, infatti, una lunga tradizione di frati cantanti. Tra questi, ad esempio, frate Metallo, che al Gloria ed al Kyrie preferisce i Nirvana o chi, come padre Alfonso Maria Parente, ha partecipato al Festival di Sanremo, salvo poi finire arrestato per truffa.
La (difficile) vocazione di frate Alessandro
Non è stato per nulla semplice il percorso che ha portato il giovane Alessandro a mettersi sulle orme di San Francesco. Anzi, c’è chi dice che sia stato più semplice incidere il disco ad Abbey Road. E’ a 16 anni che Alessandro “scopre” l’esistenza di Dio. Sta attraversando un periodo particolarmente travagliato, sarà lui stesso a spiegare che in quel momento era colpito da una “profonda inquietudine che lo spinge verso emozioni forti ed estreme, a voler sperimentare tutto nella vita, a sfidare il pericolo”. Arriva poi il giorno in cui Alessandro sente di non riuscire ad andare più avanti: si reca in un bosco, si stende su un prato e chiede a Dio di dargli un segno della sua esistenza. La risposta di Dio “non si fa attendere” e proprio su quel prato nasce l’idea della conversione. Da quel giorno avrà inizio un lungo cammino di avvicinamento a San Francesco, un cammino comunque irto di difficoltà tanto che, per un certo periodo, Alessandro abbandonerà il convento e vivrà come eremita.
Da Assisi ad Abbey Road
Frate Alessandro ama la musica sin da bambino. Ha studiato canto, pianoforte, organo. E ha dovuto superare un difficile esame di canto per essere ammesso all’interno dell’ordine francescano. Mai però avrebbe pensato di arrivare, un giorno, ad incidere negli studi resi famosi dai Beatles. E’ il 2011, mese di gennaio. Frate Alessandro, colpito da improvvisa laringite, si esibisce in una chiesa di Assisi per un gruppo composto da una ventina di persone. Alessandro non sa che tra il pubblico vi è un’insegnante di Perugia che, folgorato dalla interpretazione, propone al frate di Assisi un’audizione. Alessandro subito si defila, non ha mai pensato alla possibilità di una “carriera” musicale ora che è diventato un “seguace” di San Francesco. Ma alla fine accetta. L’audizione è un vero e proprio successo, tanto che il noto manager organizza una seconda audizione in collegamento con gli studi della Decca. Chi lo ascolta rimane colpito dalla voce del giovane frate ed arriva così l’offerta di un contratto.
L’incisione del disco
Frate Alessandro rimane turbato dalla proposta. Non vorrebbe accettare. Decide però di parlarne con i propri superiori. Ottiene il “via libera” e diventa così il primo frate a stipulare un contratto con una delle principali case discografiche. Ma ora c’è un altro problema che deve affrontare, ovvero quello di prendere l’aereo. Alessandro, infatti, non ha mai volato in vita sua ed ha paura. Supera, però, anche questa paura e una volta arrivato a Londra viene preso da Mike Hedges sotto la sua ala protettrice. Viene deciso di incidere un disco di canti religiosi, musica sacra tradizionale e moderna. Il cd ha un enorme successo, tanto che continua ad essere nelle classifiche dei cd più venduti al mondo. Ma cosa fa, oggi, frate Alessandro una volta divenuto una “celebrità”? Continua a fare quello che faceva prima, come se niente fosse. Suona l’organo nel corso delle cerimonie religiose, accogli i turisti che visitano i luoghi di San Francesco e lavora come falegname, conscio del fatto di essere stato testimone di un’esperienza unica e, forse, irripetibile.
Frate Cesare, ovvero il “metallaro” di Dio
Se frate Alessandro è, ad oggi, sicuramente il religioso più famoso in ambito musicale, non mancano tra i “seguaci” di San Francesco altri frati che hanno fatto della musica, oltre che della preghiera, la propria ragione di vita. Tra questi vi è frate Cesare, definito da molti come un “francescano fuori dal comune”. Arrivato alla vocazione dopo varie esperienze di vita, dimostra subito di essere un frate sui generis. E’ lui stesso che lo spiega: “alle messe venivano in 10, ma io volevo parlare con gli altri 100. Come fare? In quel momento pensai alla musica, ad un brano di Marcello Marocchi e su quella canzone realizzai una messa spettacolo. Vennero in massa”. Ma è il suo legame con la musica heavy metal a contraddistinguere frate Cesare. Un giorno, infatti, dopo avere conosciuto un cantante “metallaro”, frate Cesare decise di andare ad un concerto dei Nirvana. Ne rimase affascinato, ma molte persone gli si avvicinarono chiedendogli: “Cosa ci fa un frate in un posto come questo?”. Ed è proprio da questa esperienza che frate Cesare diventerà frate Metallo, incidendo numerosi cd di musica heavy metal, tanto da venire invitato anche al Gods of Metal, il più famoso festival “metallaro” in Italia. Tutto questo sino al 2010 quando, a causa di una certa sovraesposizione mediatica, decide che è giunto il momento di abbandonare questo genere musicale. E lo fa, ovviamente, con una sorta di canzone-testamento.
Padre Alfonso Maria Parente: da Sanremo al carcere
Era il 2000 quando un giovane frate (o presunto tale) salì sul palco del Festival di Sanremo nella categoria “giovani”. Salì su quel palco con il saio ed i sandali, con una chitarra in mano. “Dimmi che giorno sarà” cantava quel frate, parlando di prostitute e di un prete che quando le vedeva si girava dall’altra parte. Ebbe anche un discreto successo, tanto che si classificò in ottava posizione. Ma ben presto, intorno a questo frate cantante, si creò un giallo. Si disse, infatti, che avesse falsificato la propria carta di identità per poter partecipare alla categoria “giovani”. Dichiarò di avere 32 anni ma alla fine si scoprì che ne aveva 38 e che quindi non avrebbe potuto gareggiare. Ma lui si difese, senza a suo modo: “Sono un profeto, mi ha mandato Dio”. Che in quel frate ci fosse qualcosa che non andava lo si scoprì due anni dopo. Ottomila fedeli ingannati, duecentomila euro “rubati”. Con queste accuse la Guardia di Finanza di Velletri arrestò nel 2002 un’organizzazione di truffatori. A capo della banda, padre Alfonso Maria Parente. Una vera e propria truffa, che si basava su un’offerta che veniva fatta alle famiglie: una cassetta ed un opuscolo su Padre Pio in cambio di 26 euro che sarebbero dovuti andare in beneficenza, ai bambini bisognosi. Bambini che, ovviamente, non hanno visto neanche un centesimo di quei soldi. Garante dell’operazione di beneficenza era proprio padre Alfonso Maria Parente, che aveva pensato bene di sfruttare la sua popolarità derivata dalla partecipazione al Festival di Sanremo. E così, nel giro di poco tempo, il frate cappuccino si è trovato dal cantare a Sanremo a dover “cantare” davanti ai magistrati.