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Acea, A2a, Mps, Carige: la mappa dei nuovi poteri dopo le amministrative

Le recenti elezioni amministrative, che hanno consegnato al centro-sinistra anche città fino a poco tempo fa appannaggio storicamente del centrodestra, stanno ridisegnando i complessi equilibri economico-finanziari che coinvolgono tanto le società quotate in Borsa, e in particolare le multiutility, quanto le Fondazioni bancarie, in molti casi azioniste di riferimento dei grandi istituti di credito del nostro paese.

Roma e le possibili conseguenze su Acea con l’arrivo di Marino

Partiamo dalla Capitale, dove Ignazio Marino del Pd ha appena sfilato lo scettro di sindaco dalle mani di Gianni Alemanno del Pdl. La novità ha un impatto diretto nell’azionariato della multiutility romana Acea, partecipata con il 51% del capitale dal Campidoglio (c’è poi un’altra quota importante, pari al 16,3%, in mano al gruppo Caltagirone). In altri termini, ha appena cambiato la casacca il primo socio forte del gruppo. A questo punto cosa potrebbe cambiare? Qualche osservatore indica che per comprendere la strada su cui potrebbe muoversi Marino si può fare riferimenti alle parole pronunciate dal neo-sindaco in occasione dell’ultima assemblea degli azionisti di Acea di aprile, quando ha posto l’accento sulla necessità di ridurre i compensi a consiglieri, presidente e amministratore delegato.

La polemica sulla recente nomina del cda Acea

Non solo: Marino aveva chiesto di rinviare a dopo le elezioni amministrative la nomina del consiglio di amministrazione di aprile; cosa non avvenuta, tant’è che qualcuno teme che il nuovo inquilino del Campidoglio possa spingersi a chiedere le dimissioni di qualche amministratore appena eletto nell’organo, presieduto da Giancarlo Cremonesi e guidato dall’ad Paolo Gallo, e ritenuto particolarmente vicino ad Alemanno. Secondo gli analisti finanziari, in ogni caso, il neo ad Gallo dovrebbe restare al proprio posto.

Dopo le comunali di Brescia, per A2a c’è odore di aggregazioni

Spostando lo sguardo più a nord, anche l’arrivo a Brescia del nuovo sindaco Emilio Del Bono, che ha sostituito il pidiellino Adriano Paroli, potrebbe avere conseguenze non da poco sulla multiutility lombarda A2a. Secondo gli osservatori, infatti, il Comune di Milano, retto da Giuliano Pisapia, e quello di Brescia, dove ora c’è Del Bono, entrambi con un 27,5% della multiutility, potrebbero avere meno problemi rispetto al passato ad allinearsi sui temi della governance e della gestione della società. Non solo: secondo alcuni analisti finanziari a questo punto potrebbe essere favorita la ripartenza della discussioni su nuovi processi di aggregazione con altre multiutility.

Siena, il sindaco e il nuovo statuto della Fondazione

C’è poi tutta una serie di conseguenze che l’ultima tornata di elezioni amministrative esercita sulle Fondazioni, con conseguente impatto sulle banche partecipate dagli enti. A cominciare da Siena, che resta saldamente in mano al Pd, e dove è appena stato eletto sindaco Bruno Valentini. Il comune della città toscana, fino a poco tempo fa, blindava la Fondazione Mps, che a sua volta, come azionista di maggioranza, controllava Banca Monte dei Paschi di Siena. Ora, però, complice lo scandalo sui derivati e sull’acquisizione di Antonveneta, questo scenario è cambiato, tant’è che per l’ente socio dell’istituto di Rocca Salimbeni è appena stato stilato un nuovo statuto, che tra le altre cose ridimensiona il potere del Comune senese nella Fondazione. Una revisione dello statuto che, per la sua tempistica prima dei risultati delle amministrative, non sembra essere andata particolarmente a genio a Valentini. Il quale, tuttavia, alla fine ha convenuto sulla necessità di cambiare registro. Intanto, si mormora che alla presidenza della Fondazione, proprio per volontà di Valentini, possa presto arrivare l’ex banchiere Divo Gronchi.

L’arrivo di Manildo a Treviso e le implicazione per Cassamarca

Da osservare attentamente anche quello che accadrà a Treviso, dopo che il candidato del centro-sinistra Giovanni Manildo ha battuto il leghista Giancarlo Gentilini. In particolare, andranno monitorate le conseguenze della battaglia in corso tra l’università di Venezia e la Fondazione trevigiana Cassamarca di Dino De Poli, socia di Unicredit con una piccola quota dello 0,7 per cento. I due litigano per un debito contratto dall’ente e si spera che l’arrivo di Manildo a Treviso possa aiutare a ricomporre lo scontro attraverso una mediazione con il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, pure del Pd. Ma c’è di più: a Nordest, si mormora di un possibile patto a tre che coinvolga anche il sindaco di Padova, Ivo Rossi, e che faccia in qualche modo perno sull’attuale ministro dello Sviluppo, Flavio Zanonato, ex primo cittadino patavino.

Con Capacci a Imperia più centro-sinistra per Carige

Anche le comunali di Imperia hanno un impatto su una grande Fondazione bancaria: quella che custodisce la quota di maggioranza del 47% di Carige. Nella cittadina del Ponente ligure, infatti, il candidato del centro-sinistra Carlo Capacci ha violato quella che per anni era stata una fortezza del potere per l’imperiese nonché ex ministro del Pdl, Claudio Scajola. E se si considera che il comune di Imperia esprime due componenti dei 28 totali del consiglio di indirizzo di Fondazione Carige, è chiaro come l’arrivo di Capacci possa spostare gli equilibri dell’ente e, di riflesso, della banca ligure a vantaggio del centro-sinistra.


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