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Rcs, chi partecipa all’aumento di capitale

E’ all’insegna della volatilità che lunedì 17 giugno ha preso il via l’aumento di capitale fino a 421 milioni di Rcs, sul quale calerà il sipario il 5 luglio. La mattina del 17 giugno, in Borsa, le azioni ordinarie e di risparmio hanno preso il volo, mentre i diritti di opzione relativi all’aumento hanno imboccato con decisione la strada dei ribassi. Una circostanza, che le azioni salgano e i diritti scendano in picchiata, che del resto tende a riprodursi quasi sempre in caso di aumenti di capitale iperdiluitivi, proprio come quello del gruppo editoriale che tra le altre cose pubblica il Corriere della Sera.

Le caratteristiche dell’operazione

Saranno offerte 323.807.079 azioni ordinarie di nuova emissione, nel rapporto di tre ogni vecchia posseduta, a un prezzo singolo di 1,235 euro per titolo, il che implica uno sconto del 30% sulla quotazione teorica delle azioni dopo lo stacco del diritto (in gergo finanziario il Terp). Saranno inoltre emesse 77.878.422 azioni di risparmio di categoria B, che rappresentano una minima parte dell’operazione, cioè 21 milioni sui 421 dell’ammontare complessivo, a un prezzo di 0,268 euro, sempre con uno sconto sul Terp del 30 per cento. Chi è già socio ordinario dunque, nel caso in cui volesse sottoscrivere l’aumento e esercitasse il diritto, ha tempo per farlo fino al 5 luglio e riceverebbe tre azioni ordinarie da 1,235 euro (3,705 euro) ogni vecchia azione posseduta. I diritti sono esercitabili fino al 5 luglio, mentre chi non è socio ha tempo per comprare i diritti in Borsa fino al 28 giugno.

Operazione già garantita fino a 389 milioni

Come annunciato dalla stessa Rcs in una nota del 17 giugno, la ricapitalizzazione risulta complessivamente garantita per circa 389 milioni di euro, di cui 204,6 milioni di euro da parte di soci aderenti al patto di sindacato e 184,5 milioni di euro da parte del consorzio di garanzia. In particolare, il consorzio, composto dai global coordinator Banca Imi e Bnp Paribas affiancati da Ubi Banca, Mediobanca, Commerzbank, Banca Aletti, Banca Akros e Credit Suisse Securities, assicurerà la sottoscrizione dell’operazione fino a 184,5 milioni.

Patto di sindacato in discesa al 54,5%

Sempre nella nota del 17 giugno, Rcs ha comunicato di avere ricevuto ulteriori lettere di adesione all’operazione da parte dei soci Erfin Eridano finanziaria, Italmobiliare e Sinpar, aderenti al patto di sindacato, che si sono impegnate a sottoscrivere le sole azioni ordinarie. Tutte e tre, in ogni caso, dovrebbe prendere parte alla ricapitalizzazione per circa la metà della propria partecipazione. Ciò significa che la finanziaria della famiglia Bertazzoni dovrebbe scendere dall’1,228% allo 0,75%, la holding della famiglia Pesenti dal 7,42% al 3,75% e quella dei Lucchini dal 2,06% all’1,25 per cento. I grandi registi dell’operazione di aumento di capitale, invece, dovrebbero aderire per la quota di propria competenza se non addirittura crescere: Mediobanca dovrebbe restare al 14,94%, Intesa potrebbe salire dal 5% al 5,85% in virtù dell’eventuale sottoscrizione di una parte di inoptato, mentre Fiat potrebbe incrementare l’attuale 10,5% al 13,4 per cento. In questo modo, la quota di capitale Rcs blindata dal patto dovrebbe scendere dall’attuale 58% al 54,5 per cento.

Doppia incognita Della Valle e Rotelli

Guardando invece agli azionisti forti fuori dal patto di sindacato del gruppo di via Rizzoli, la famiglia Benetton già da tempo ha messo le mani avanti dicendo che non avrebbe partecipato all’aumento, cosa che dovrebbe portarla a scendere dall’attuale partecipazione di quasi il 5% all’1,2 per cento. Nonostante i rumor che si inseguono, ancora non hanno preso posizione l’imprenditore della sanità Giuseppe Rotelli e quello delle calzature Diego Della Valle, che al momento hanno in portafoglio rispettivamente il 16,66% e l’8,7% di Rcs. Le quote potrebbe calare rispettivamente al 4,17% e al 2,17% in caso di non adesione all’operazione.


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