AAA soldi freschi e nuovi soci cercansi per l’industria bancaria italiana. Di questi tempi, non soltanto sono numerosi gli istituti di credito alle prese con aumenti di capitale dall’esito incerto, ma secondo gli analisti finanziari nuove operazioni di ricapitalizzazione si delineano già all’orizzonte. E in questa fase economica, certamente non semplice, non è detto che i soci già esistenti abbiano la possibilità o la voglia di mettere mano al portafoglio (anche perché nel 90% dei casi volenti o nolenti lo hanno già fatto di recente), né che sia così facile trovare nuovi azionisti disposti ad aprire i cordoni della borsa.
Carige, Berneschi e i soldi da “rubare”
A esemplificare questa situazione, nel modo colorito che gli è tipico, è stato il 3 giugno il presidente di Carige, Giovanni Berneschi. “Banca Carige ha scelto come alternativa all’aumento di capitale le dismissioni”, ha detto il banchiere settantacinquenne, prima di aggiungere polemico: “In questa situazione la gente dove li prende i soldi? Va a rubare? Le dismissioni saranno sufficienti”. Da ricordare che la banca genovese è alle prese con un rafforzamento patrimoniale da 800 milioni, che nelle intenzioni del consiglio di amministrazione – e in particolare dei due soci forti, la Fondazione Carige e i francesi di Bpce – dovrà essere realizzato attraverso un massiccio processo di dismissioni. Qualora però l’istituto ligure attraverso le cessioni non dovesse colmare l’intera carenza di 800 milioni, dovrà per forza avviare un vero e proprio aumento di capitale.
Bpm e le manifestazioni di interesse che latitano
Banca Popolare di Milano, invece, ha già convocato i soci in assemblea per la fine di giugno per varare la ricapitalizzazione da 500 milioni, che servirà interamente per rimborsare i Tremonti bond dello stesso ammontare che erano stati emessi a dicembre del 2009. Anche in questo però, almeno per il momento, di nuovi azionisti disposti a finanziare l’aumento di capitale all’orizzonte non ce ne sono. Lo dice chiaramente la relazione del consiglio di gestione di Bpm, appena pubblicata, a pagina 4 della quale si legge: “Alla data di redazione della presente relazione, non sono pervenute alla banca, da parte degli azionisti, manifestazioni di disponibilità a sottoscrivere le azioni di nuova emissione rivenienti dall’aumento di capitale”.
Banca Marche convocherà i soci in estate
Sono numerose le banche non quotate in Borsa che pure sono al lavoro per avviare un aumento di capitale. E’ il caso di Banca Marche, nel cui nuovo piano industriale al 2016 si prevede un’operazione dell’ammontare di 250 milioni, per la quale l’assemblea degli azionisti dovrebbe essere convocata in estate, in modo da partire con la ricapitalizzazione intorno a settembre. Anche in questo caso, un grande punto di domanda pesa sull’aumento, sia perché le Fondazioni azioniste non hanno il denaro per prendervi parte, sia perché risulta piuttosto difficile trovare nuovi azionisti (di recente era stato fatto il nome di Diego Della Valle, che tuttavia non dovrebbe essere della partita, anche perché in tutt’altre faccende affaccendato).
Popolare di Vicenza cerca oltre 600 milioni
Tra le non quotate alle prese con un aumento, c’è poi la Popolare di Vicenza presieduta da Gianni Zonin, che a metà aprile ha alzato il velo su un’operazione fino a 253 milioni alla quale va sommata un’emissione di obbligazioni convertibili per lo stesso importo. Non solo: il cda di Popolare di Vicenza ha stabilito di avviare una ulteriore ricapitalizzazione da 100 milioni rivolta esclusivamente a nuovi soci.
Carife appena commissariata da Bankitalia
Da tempo, Bankitalia spingeva anche perché Cassa di Risparmio di Ferrara (Carife) avviasse un aumento da 100 milioni. Tuttavia, a seguito dei risultati dell’ultima ispezione di palazzo Koch, il piccolo istituto emiliano, con un provvedimento risalente alla fine di maggio, è stato commissariato.
Niente aumento per il Creval
Chi invece l’aumento di capitale dovrebbe riuscire a scongiurarlo è il Credito Valtellinese (Creval), che il 3 giugno ha annunciato che al termine del periodo di esercizio straordinario dei warrant al 2014, sono state emesse nuove azioni per quasi 22 milioni di euro. Secondo alcuni analisti, grazie a questa operazione e alla cessione del 20% di Banca Cividale, il Creval dovrebbe riuscire a innalzare gli indici di patrimonializzazione senza bisogno di battere cassa tra azionisti vecchi e nuovi.