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Bce, l’allarme (che non c’è) sull’Italia

Il club dei virtuosi dell’eurozona? L’Italia c’è. Che poi possa anche essere considerato il gruppetto dei meno virtuosi che si sono attenuti alla linea dell’austerity senza spendere di più per investimenti e per il sostegno della domanda, quello è un discorso a parte. Il bollettino mensile di giugno della Bce non punta la pistola contro l’Italia. D’altronde, spread e aste di titoli pubblici sembrano incanalati in un percorso di stabilizzazione, grazie alla mano dell’Eurotwer, certo.

All’Italia adesso spetta decidere tagli di spesa improduttiva e tenere duro sul fronte del risanamento, minimizzando i rischi di sforare il limite del 3% del rapporto deficit-Pil. D’altra parte, la  chiusura della procedura d’infrazione per deficit eccessivo è stato un buon segnale di fiducia da Bruxelles, sebbene la Commerzbank scalpiti contro l’Italia. Sembra che, agli occhi della Bce, il premier Enrico Letta non sia lo scolaretto timorato di Dio che era Mario Monti. Che la Bce abbia lanciato l’allarme sull’Italia, come titola il Corriere.it, sembra però un’interpretazione forzata, o quantomeno, forzatamente pessimistica.

Gli elogi

I disavanzi pubblici nella maggior parte dei Paesi dell’area dell’euro “sono rimasti superiori al valore di riferimento del 3% del Pil” nel 2012 con l’eccezione di sei Paesi che sono “Germania, Estonia, Italia, Lussemburgo, Austria e Finlandia”, spiega la Bce nel Bollettino mensile di giugno, facendo il punto sull’andamento della finanza pubblica nell’area. Il disavanzo aggregato dell’Eurozona è sceso al 3,7% del Pil nel 2012 dal 4,2% del 2011 e “i progressi nel risanamento delle finanze pubbliche dell’area – si legge nel Bollettino – sono avvenuti in un contesto di moderazione della crescita economica e, in alcuni Paesi, di ingenti costi derivanti dal sostegno finanziario concesso alle banche in difficoltà”. Il risanamento “è stato sostenuto da interventi di aumento delle entrate che hanno più che compensato l’incremento della spesa osservato nel 2012”. A livello di debito pubblico, il totale aggregato ha continuato ad aumentare l’anno scorso, raggiungendo il 92,7% del Pil dall’88% del 2011. Tale incremento, sottolinea la Bce, “è riconducibile principalmente al differenziale positivo tra tasso di interesse e tasso di crescita, sebbene abbiano contribuito al peggioramento anche il disavanzo primario e l’ampio raccordo disavanzo-debito, compreso l’impatto del sostegno fornito al settore finanziario”. Solo cinque Paesi dell’area hanno registrato un rapporto debito/Pil inferiore al valore di riferimento del 60%, mentre lo stesso rapporto è stato prossimo o superiore al 100% in Belgio, Irlanda, Grecia, Italia e Portogallo.

Gli apprezzamenti

La Bce rileva “un miglioramento delle condizioni del mercato primario, come dimostra il buon esito delle aste di titoli di Stato e buoni del Tesoro in Italia, Spagna e Portogallo e in Slovenia, sostenute dal ritorno di investitori esteri”, ha sottolineato l’Eurotower analizzando l’andamento dei mercati obbligazionari dei Paesi dell’area tra la fine di febbraio e l’inizio di giugno. Ciò nonostante, sottolinea tuttavia la Bce, “alla fine del periodo in esame alcuni segmenti in difficoltà dei mercati dei titoli di Stato dell’area dell’euro hanno evidenziato un nuovo aumento dei rendimenti”. L’incertezza sugli andamenti futuri del mercato obbligazionario, misurata dalla volatilità implicita del mercato, “è diminuita nell’area all’inizio di maggio, mostrando un nuovo rialzo alla fine del periodo”.

Le raccomandazioni

E’ “importante” che le misure di risanamento decise dai Paesi dell’Eurozona per rispettare il percorso di consolidamento dei conti pubblici “siamo qualitativamente solide, mentre occorre evitare il più possibile iniziative una tantum e provvisorie”. Secondo la Bce “in particolare, l’elevato rapporto tra spesa pubblica e Pil in diversi Paesi richiede interventi di risanamento basati sulla spesa”. I tagli alla spesa pubblica “dovrebbero interessare le componenti meno produttive, preservando invece le spese efficienti che favoriscono la crescita”. Sul fronte delle entrate, si possono “ampliare le basi imponibili e si deve combattere l’evasione fiscale, evitando ulteriori aumenti di aliquote già elevate”.

Gli auspici

In Italia “gli obiettivi di risanamento dei conti pubblici sono stati considerevolmente allentati, rispetto all’aggiornamento dal programma di stabilità dello scorso anno, verso un percorso di aggiustamento più graduale”, evidenzia la Banca centrale europea nell’analisi trimestrale sulle finanze pubbliche.

Secondo l’istituzione di Francoforte il percorso di risanamento previsto nell’ultimo piano di stabilità “deve essere rispettato rigorosamente, in modo da minimizzare i rischi di sforare il limite del 3 per cento” del rapporto deficit-Pil. “Questa sarà una sfida chiave per il nuovo governo”. Un riferimento poco implicito alle proposte di abolire l’Imu e bloccare l’aumento dell’Iva previsto per luglio?

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