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Berlusconi? Il successore sia scelto dalle primarie

Pubblichiamo un commento uscito oggi su “L’Arena di Verona”, “Il Giornale di Vicenza” e “Brescia Oggi”.

La dura condanna di primo grado a Silvio Berlusconi accelera un altro processo, che nulla ha di giudiziario e tutto di politico: la successione al Cavaliere per la guida del Pdl. Un´operazione che prescinde dai verdetti dei tribunali e che è semplicemente legata a due circostanze di fatto. La prima è che la leadership di Berlusconi ha ormai toccato i vent´anni, dalla famosa discesa in campo del 1993. Anche a prescindere dall´età del capo (77 anni a settembre) in una prospettiva che vede la generazione dei quarantenni- alla Letta e alla Renzi- lanciata verso il futuro della politica italiana, è evidente che il ventennio berlusconiano ha esaurito la sua spinta propulsiva.

La seconda circostanza che impone al centrodestra il ricambio è che l´Italia, dalla Democrazia cristiana in avanti ha sempre espresso una maggioranza elettorale tendenzialmente moderata. Perfino ai tempi del celebre mini-sorpasso alle Europee del 1984, il pur potente Pci raggiunse «soltanto» il 33,33 % dei consensi. Perciò i leader passano, ma la storica maggioranza non di sinistra degli italiani resta. E non può restare senza bussola. Dei non tanti nomi che circolano il più accreditato successore di Berlusconi si chiama ancora Berlusconi. Nel senso di Marina, figlia primogenita molto stimata dal padre anche per le capacità manageriali dimostrate nel campo imprenditoriale ed economico in cui opera da anni.

Secondo la versione di Luigi Bisignani, molto addentro alle cose della politica, in una recente cena ad Arcore il Cavaliere avrebbe in qualche modo dato il via libera alla candidatura della figlia, nonostante Marina Berlusconi abbia finora smentito di voler seguire le orme del padre. Che Marina possa presto o tardi prendere il posto del Cavaliere è una prospettiva, peraltro, auspicata anche da altri ed alti esponenti del Pdl. Ma se il centrodestra vuole evitare la facile accusa di monarchia ereditaria da parte degli avversari, degli alleati e degli stessi suoi elettori, se vuole stroncare sul nascere la polemica di un partito che così si tramanderebbe di padre in figlia, dovrà chiedere a Marina o a chiunque altro intendesse guidare il centrodestra di sottoporsi a delle primarie aperte almeno quanto quelle che Renzi pretende per scendere in campo col Pd. Qualunque designazione, qualunque candidatura deve passare per forza di cose e di tempi attraverso il battesimo degli italiani.

Doppio battesimo. Il primo scegliendo col voto il leader che correrà per il partito e quindi per il governo, il secondo al momento delle vere e proprie elezioni politiche. Chissà che la maggioranza delle larghe intese non trovi un accordo generazionale anche sull´importanza delle primarie per tutti.


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