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Alla Popolare di Milano Bonomi è sempre meno popolare

Ennesimo scacco matto al presidente del consiglio di gestione della Banca Popolare di Milano, Andrea Bonomi, dopo un’assemblea degli azionisti. Dopo che l’ultima assise di fine aprile aveva bocciato, ancorché indirettamente, il suo piano di trasformazione in società per azioni (spa), sabato 22 giugno i soci della banca, chiamati a raccolta ma accorsi in pochi (appena un migliaio), hanno affossato il candidato alla presidenza del consiglio di sorveglianza promosso dai fondi e in particolare da Investindustrial, il private equity di Bonomi cui fa capo la quota di maggioranza dell’8,6% di Bpm: Giovanni Maria Flick. Da un po’ di tempo a questa parte, ormai, e in particolare da inizio anno, quando il presidente del cdg ha tentato di far passare il proprio progetto di cambio della governance, i rapporti con i dipendenti della banca e i sindacati interni, da sempre molto potenti e influenti nell’istituto milanese di Piazza Meda, non sono proprio idilliaci.

Coppini nuovo presidente del consiglio di sorveglianza. Sconfitto Flick

Il costituzionalista Flick, il 22 giugno, ha preso appena 516 voti, rispetto ai 954 che ha portato a casa il nuovo presidente del cds, Giuseppe Coppini, sostenuto dai soci-dipendenti e dai sindacati interni della banca, e i 903 conquistati da Piero Lonardi, storico rappresentante invece dei soci non dipendenti della banca. Coppini ricopriva già il ruolo di presidente vicario del cds della banca di Piazza Meda, dopo che Filippo Annunziata, alla fine di aprile, si era dimesso per le tensioni salite alle stelle proprio in scia al cambiamento della governance che Bonomi stava tentando di fare passare.

Bonomi: “Il progetto di trasformazione in spa non è stato ben spiegato”

Nel suo intervento in assemblea di sabato 22 giugno, il patron di Investindustrial ha fatto ammenda sul tentativo di trasformazione in spa, poi naufragato dopo che l’assemblea di fine aprile aveva bocciato la proposta di voto a distanza, che a Bonomi sarebbe servita per “sconfiggere” i dipendenti soci e i sindacati interni, che lo osteggiavano. Una bocciatura che aveva fatto in un primo momento rinviare e in un secondo momento naufragare del tutto il progetto di cambio di governance. «Abbiamo archiviato l’idea della società per azioni – ha ammesso Bonomi in assemblea – e certamente sono stati fatti errori: non è stata ben spiegata, non è stata apprezzata. Forse era la via sbagliata per andare avanti».

Bonomi: “Investindustrial è in Bpm per restare”

Il presidente del cdg di Bpm ha anche precisato che non cederà la partecipazione detenuta attraverso il suo fondo. Una possibilità a cui in effetti in tanti hanno pensato, anche in base alla logica e alle strategie “mordi e fuggi” tipiche dei private equity. «Vogliamo tutti – ha detto Bonomi – una Bpm indipendente. E’ vero: la missione dei fondi è alla fine quella di vendere le loro quote e fare un buon affare ma non è l’idea per cui Investindustrial è entrata in Bpm». Il presidente del cdg ha poi letto in assemblea una lettera di Jean Jacques Tamburini, membro del consiglio di sorveglianza in rappresentanza dei soci francesi del Crédit Mutuel con il 6,8% delle quote, secondo il quale «la forma cooperativa può diventare forza se non prevalgono gli eccessi».

Ok all’aumento da 500 milioni e alla fusione della Banca di Legnano

Tamburini ha chiuso poi la lettera augurandosi il successo dell’aumento di capitale da 500 milioni di euro, finalizzati al rimborso dei Tremonti bond cui Bpm aveva fatto ricorso alla fine del 2009. La ricapitalizzazione è stata approvata senza particolari problemi dall’assemblea degli azionisti, che ha registrato tra l’altro assenza dell’amministratore delegato Piero Montani, a causa di una polmonite. L’assise ha inoltre dato il via libera alla fusione tra la Bpm e la Banca di Legnano.

Piano industriale da rivedere

Durante l’assemblea, il vice direttore generale Roberto Frigerio, rispondendo ad alcuni quesiti giunti dalla Consob, ha spiegato che il rimborso dei Tremonti bond avrà luogo attraverso “una provvista di liquidità” già predisposta dal gruppo. Soprattutto, però, Frigerio ha spiegato che la banca, alla luce del generale contesto macroeconomico ma anche della non semplice situazione interna, ha avviato una revisione degli obiettivi del piano industriale che “sarà comunicata al mercato non appena terminata”. Frigerio, in particolare, ha fatto sapere che “in considerazione delle evoluzioni del contesto macroeconomico e operativo” avvenute dopo l’approvazione del piano industriale e “del modificarsi delle aspettative per il futuro formulate da istituti di ricerca e da operatori di mercato, la banca, preso atto anche delle più recenti stime di crescita economica e di dinamica dei tassi di interesse, sta valutando di procedere a una revisione degli obiettivi del piano, che tengano anche in considerazione gli effetti del programmato aumento di capitale e del connesso rimborso integrale dei Tremonti bond, ferme restando l’attualità e la validità delle azioni manageriali intraprese”.


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