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Chi è bello ha più successo in finanza, a quando le “quote nere” per i brutti?

La ricerca “love & loans: the effect of beauty and personal characteristics in credit markets” – a firma di Enrichetta Ravina della Columbia school of business – ha analizzato il mercato dei finanziamenti privati basandosi sulle statistiche di prosper.com, un sito nel quale i privati si scambiano prestiti mettendo la propria fotografia. La ricerca ha evidenziato che le persone di bell’aspetto ottengono più facilmente finanziamenti, per di più ad un tasso, in media, più basso dello 0,6 %. Se si analizzano le statistiche dei default, la preferenza non ha motivazioni razionali in quanto non si registrano variazioni tra belli e brutti. E’ lo “spread della bellezza” secondo il Foglio di sabato (p. 3) dal quale traggo la notizia. E’ chiaro: quanto accade sul mercato del credito privato, in quanto del tutto ingiustificato, configura una vera e propria discriminazione nei confronti dei brutti, rectius: dei diversamente belli ovvero dei non belli ovvero dei para-belli. Invoco l’introduzione delle quote nere per la bruttezza!


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