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Chiesa laica: ripartire dalla Genesi

 

 

«Perché dovremmo negare ai poveri l’educazione alla bellezza? Rispondo così a chi mi chiede la ragione per cui la Santa Sede in un momento di crisi come questo, invece di pensare alla fame nel mondo, apre un padiglione a Venezia». Parola del Card. Ravasi, solitamente bene accetto nei salotti dell’intellighenzia, anche di sinistra, ma, in questa occasione, criticato. Perché? Per noi, è chiaro: la laicità o sedicente tale di questo tempo sinistrato – infatti, trattasi di laicità radical-chic e “de sinistra” – è bigotta e moralista. Ravasi, come tutti i prelati come Dio comanda, no. Anzi, è così laico da insegnare, seguendo il Vangelo, di cosa si tratti: e’ in questione la Genesi. il padiglione contiene opere di artisti – a cui la Santa Sede non ha fatto l’analisi del sangue, come invece fa l’establishment “culturale” di sinistra quando si tratti di un autore “maledetto”, cioè non di sinistra, dunque “di destra” (chiara l’equazione? Fanno tutto loro: creano e distruggono, leggere a tal proposito l’aureo libretto, disponibile – free – online, di Jean Madiran, La Droite et la Gauche) – che trattano della Genesi non solo come opera di Dio e creazione, ma anche nel suo risvolto drammatico, dovuto all’opera dell’uomo, di de-creazione. Insomma, c’è pensiero e opera, così la bellezza cessa di essere quel manichino più o meno ingombrante, con il copyright di Dostotevskij – “la bellezza salverà il mondo” -, e si traduce in un filtro di intelligenza della realtà. Touché. E scusate se è poco. Ancora una volta, superato di schianto il verbo truffaldino di Giuda che, di fronte a Gesù, domanda, mariuolo di buona scuola: “Perché quest’olio profumato non si è venduto per trecento denari, per poi darli ai poveri?”. E’ l’olio usato da Maria, la sorella di Marta, per lavare i piedi, con amore, a Gesù. Giuda inaugura la scuola dell’equivoco, una specie di accademia della teologia della liberazione, che favorisce l’ingresso del diavolo nella storia. Come oggi: tra teologi della liberazione, pauperisti, che pensano che il Papa sia come loro, quando invece fustiga a sangue quella Chiesa che si riduce ad “ong pietosa, e sostenitori di facile filantropia, che non scomoda (sempre parole del Papa): niente di nuovo sotto il sole. Un film già visto. Le repliche sono sempre peggiori dell’originale, dunque di questi tempi si enfatizza ancor di più il moralismo un tanto al chilo, ma tant’è. Geniale la risposta di Gesù, il Maestro della laicità: “I poveri li avete sempre con voi, ma non sempre avete me”. Il Card. Ravasi, che di Vangelo ne sa, eccome, sembra aver ripreso questo passaggio, rieditandolo di fronte ai soliti bacchettoni che fanno i moralisti per classificarsi primi fra i pauperisti e viceversa (c’è sempre l’andata e il ritorno). Perché, poi, alla fine è povero chi  non arriva a capire la bellezza della verità e bisogna proprio che la Chiesa, maestra di intelligenza e laicità, riparta dal principio. La Genesi, appunto. Come a dire: laico, cioè cristiano. Un metodo.

Raffaele Iannuzzi

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