Cina e Stati Uniti hanno deciso di eliminare gradualmente l’uso di idrofluorocarburi che, nati dopo la paura del ‘buco dell’ozono’ in sostituzione dei clorofluorocarburi messi al bando, riscaldano il Pianeta. E di molto.
Secondo quanto riportato dal New York magazine on-line, questo accordo potrebbe essere un segnale importante per il futuro, anche se per gli Usa sono in ballo alcuni passaggi determinanti, a cominciare dalla predisposizione di un Piano per regolamentare le centrali esistenti. Ma non si ferma qui. Per Obama è essenziale raggiungere anche gli obiettivi internazionali sul clima, soprattutto attraverso la negoziazione di un trattato globale sul clima in vista del 2015.
Su questo punto si apre la fase più delicata, dal momento che gli Stati Uniti è tra i Paesi che hanno le maggiori emissioni di CO2 al mondo e che per il futuro questa etichetta dovrebbe passare invece alla Cina (anzi un recente rapporto già gliela assegna, anche se bisogna tenere conto del numero di abitanti). Qui, si spacca questo fronte che potrebbe riuscire invece a realizzare l’accordo globale sul clima: le posizioni sono distanti perché i due Paesi giocano sull’attesa e questo non consente passi avanti.
Un mondo sempre più caldo
Questo, mentre il mondo si sta riscaldando molto più rapidamente di quanto venga stimato dagli scienziati – secondo un rapporto dell’Agenzia internazionale dell’energia – tanto che le emissioni di CO2 sono aumentate dell’1,4% nel 2012 arrivando a 31,6 miliardi di tonnellate, provocando aumenti della temperatura ben più alti di quelli previsti. Se non si metteranno in atto efficaci politiche riduttive, spiega il report, le emissioni saranno causa di un aumento della temperatura di 5,3 gradi nel medio periodo, con effetti disastrosi per tutto il Pianeta. Per Fatih Birol, capo economista dell’Agenzia, nel 2020 l’atmosfera sarà satura di emissioni e sarà difficile tornare indietro.
Le raccomandazioni degli esperti
Lo studio invita i Paesi industrializzati a prendere misure concrete per cercare di mantenere l’aumento della temperatura entro i 2 gradi. Gli Stati Uniti sono una delle poche realtà positive che si distinguono grazie al passaggio dal carbone allo shale gas, che ha consentito al Paese di registrare per il quinto anno consecutivo la diminuzione delle emissioni di CO2. La Cina per emissioni totali sarebbe ora al primo posto, contribuendo per un quarto delle emissioni complessive.
Tra le raccomandazioni fatte dagli esperti, che non disdegnano il nucleare in chiave anti-cambiamenti climatici, quella chiudere o convertire tutte quelle centrali a carbone che non rispettino gli standard di efficienza energetica e di limitare il rilascio di metano nelle attività di estrazione del petrolio. In particolare l’attenzione si concentra sui gasdotti in Europa, Russia e Stati Uniti, alcuni in condizioni critiche con gravi perdite di gas, ed sui prezzi delle energie rinnovabili che devono competere con le fonti di energia tradizionale a costi sempre minori.