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Andrea Camilleri si confessa

Nel suggestivo cortile dell’Accademia delle Belle arti a Roma in occasione dell’uscita del libro Come la penso, edito da Chiarelettere, Andrea Camilleri ha incontrato ieri il suo affezionatissimo pubblico.

Il Maestro siciliano ha conversato con lo scrittore Francesco Piccolo incuriosendo con gli aneddoti di una vita.

E così si scopre che la forma racconto è quella che preferisce anche se da giovane non era stato capace di mettere a frutto questa abilità in maniera efficiente. Solo dopo molti anni capì il suo “errore”. Ovvero era il traduttore istantaneo di se stesso perché pensava in italiano. Nella maturità invece ha capito che doveva  pensare e scrivere direttamente in dialetto.

Il mestiere dello scrittore è infatti un’arte che va curata nei minimi dettagli per Camilleri che spiega come una singola pagina può arrivare a scriverla anche 4-5 volte finché non raggiunge il ritmo giusto.

E poi il suo rapporto con Leonardo Sciascia che lo ha presentato a Elvira Sellerio. Confessa che gli manca molto, e soprattutto sente la mancanza dell’essere in disaccordo con lui perché riusciva a insinuargli sempre il dubbio. Sciascia, dice Camilleri, è il suo elettrauto: quando è giù gli basta leggere un suo libro e subito si ricarica le batterie.

Anche il legame con il pubblico è curioso. Non sempre si va incontro al lettore, tante critiche e lettere contrarie agli atteggiamenti per esempio del suo personaggio Montalbano arrivano al Maestro, ma lo scrittore su questo è molto risoluto in quanto spiega che quando scrive non pensa al pubblico, pensa solo a quello che ha in testa e “a quello che è doveroso che io dica”. D’altronde ricorda, dall’alto dei suoi lucidissimi 88 anni, che non è un obbligo comprare un libro di uno scrittore.

Sempre conversando del commissario Salvo Montalbano racconta di aver tratto l’ispirazione da Maigret di Simenon. Il suo intento era quello di raccontare un personaggio non inquietante, ma tranquillizzante: un antieroe borghese, sereno e tranquillo.

Infine, interpellato sull’attualità non esita a ribadire che non si dovrebbe puntare oggi alle riforme costituzionali, ma bisognerebbe detassare il lavoro che è la dignità dell’uomo.

Insomma un Camilleri che non si risparmia, ironico e vivace che guarda il mondo di oggi con la stessa curiosità e volontà di conoscere di quando arrivò dalla Sicilia a Roma negli anni Cinquanta.

Andrea Camilleri

Come la penso. Alcune cose che ho dentro la testa

Chiarelettere 2013 pp. 340 euro 13,90


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