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Cosa manca all’Italia? Un’etica… fiscale

“Taxes are what we pay for civilized society” (le tasse sono il prezzo che paghiamo per avere una società civile) commentava Oliver Wendell Holmes jr. (1841 – 1935) giudice della Corte Costituzionale statunitense. Dunque in Italia, secondo le parole di  Holmes, dovremmo avere una società super civilizzata!

E’ risaputo che la tassazione in Italia sia troppo elevata sia sulle imprese sia sulle singole famiglie. Purtroppo, l’eccessiva tassazione legata a politiche di austerity oltre ad avere un effetto recessivo in tempo di crisi ha anche un impatto notevole dal punto di vista psicosociale, in quanto  rappresenta una vera e propria spoliazione della libertà individuale nonché una sottomissione verso uno Stato invisibile. Perché abbiamo la tassazione più elevata in Europa e dinanzi ai nostri occhi vediamo diminuire giorno per giorno i servizi necessari all’individuo? Tommaso D’Aquino  definì “furto legale” la pratica della tassazione: dopo sette secoli stiamo ancora cercando spiegazioni migliori all’aggettivo “legale”.

Qualche giorno fa su la “Repubblica” è uscito un articolo dove si parlava di pressione fiscale nei capoluoghi di provincia. In particolare nelle ventuno città capoluogo la pressione fiscale ha raggiunto livelli record, pari al 66,27% nel 2012, uccidendo l’artigianato italiano. Nello specifico, Napoli e Bologna detengono il primato, rispettivamente con il 74,16 ed il 73,29%.

Le tasse teoricamente servirebbero alla gestione dei servizi pubblici necessari alla collettività che, senza una struttura centralizzata (Stato) non verrebbero garantiti. In questo caso il fine (garanzia dei servizi pubblici) non viene giustificato dai mezzi (tasse), poiché l’elevata tassazione non garantisce la giusta qualità dei servizi pubblici.

Le nostre Università sono sempre meno all’avanguardia rispetto al contesto internazionale, gli studenti frequentano corsi in strutture fatiscenti, per non parlare dei servizi forniti dai mezzi di trasporto urbano ed extra-urbano o dei servizi ospedalieri. Quale rimedio a questo problema?

 

In primo luogo i cittadini, una volta versato il denaro non conoscono né il percorso né le  finalità dei propri soldi. Dunque è necessario avere maggiore trasparenza e fairness nelle procedure di gestione del danaro dei cittadini. In secondo luogo, la trasparenza nelle procedure deve essere accompagnata da una maggiore etica fiscale da parte dello Stato, che si traduce sia nel rispetto dell’articolo 53 della Costituzione (tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva) sia nella protezione delle fasce meno abbienti, riconoscendole ex-ante ( attraverso analisi puntuali delle famiglie in disagio) e sostenendole ex-post, attraverso sussidi che via via vanno ad esaurirsi, favorendo in tal modo l’allineamento ed il reintegro totale delle famiglie disagiate nella società.

E’ indispensabile dunque riprogettare la struttura di uno Stato e fondare i valori di una classe dirigente più su uno spirito di abnegazione che di un interesse basato sul prendere senza dare, evitando in tal modo che l’attuale antipolitica non sia dannosa per le generazioni venture. 


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