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Dove le leggi le fanno (persino) gli stranieri

Negli Stati Uniti, in questi giorni, si sta discutendo la riforma della legge sull’immigrazione. Mentre in Italia si gioca con le larghe intese – inciuci tra i partiti per non scontentare nessuno – negli USA, per fare le leggi, vengono interpellati direttamente i cittadini. E non solo.

Quella degli studenti italiani che lasciano il proprio Paese per perfezionare la loro formazione – e per trovare lavoro – all’estero è la realtà dei nuovi emigranti, che alla valigia di cartone hanno sostituito trolley e tanta voglia di mettersi in gioco. Per poter soggiornare sul suolo americano, gli studenti internazionali devono regolarizzare la loro presenza, mediante la pratica dei visti. Una trafila faticosa e piena di burocrazia: ci si prenota online, ci si reca in ambasciata per ottenere il visto, si traducono tutti i documenti di cui si dispone (titoli professionali e diplomi) e, dopo alcune verifiche, si ottiene il visto, per il quale esistono varie tipologie. Si va, infatti, dal visto per studenti internazionali – valido solitamente per tutta la durata del soggiorno di studio – a quello per lavoratori, eccetera. L’Arizona State University, la più grande università pubblica statunitense, interpella direttamente i suoi studenti per tenerli informati sull’avanzamento della riforma della legge sull’immigrazione. Tramite associazioni interne all’università (come ad esempio la GPSA, Graduate and Professional Student Associations) gli studenti possono contattare direttamente il senatore o il membro del Congresso dello stato in cui si trovano per esprimere un parere sul progetto di riforma della legge. Questa opportunità – quella di essere informati direttamente sulle leggi e le riforme che vengono votate nel paese – è una pratica normalissima negli Stati Uniti (in Europa anche i francesi, ad esempio, sono soliti interpellare gli studenti internazionali). La chiamano democrazia, e si basa su un principio semplicissimo: se qualcosa ti riguarda, sei chiamato a decidere. Perché nessuno ha paura del parere altrui.

Twitter @FraOnorato



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