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Draghi non imbraccerà il bazooka per evitare la guerra con la Bundesbank

Il governatore della Bce Mario Draghi stavolta il bazooka se lo risparmierà. A seguito del consiglio del direttivo di giovedì, non c’è da aspettarsi nessun intervento choc. L’indice manifatturiero Pmi dell’eurozona segna un leggero miglioramento, un aspetto che può scongiurare l’adozione di tassi d’interesse negativi, a cui la Germania si oppone.

Non solo. Berlino non può mandar giù neanche un sostegno più marcato alle imprese europee da parte di Francoforte. Piuttosto, si preferisce siglare un accordo diretto tra Spagna e KfW, la banca d’investimento pubblica tedesca. Un miliardo di euro e passa la paura che l’Eurotower resti impigliata nella rete della finanza creativa. Meglio tenerla stretta in quella gettatale addosso dalla Bundesbank.

Le previsioni del Financial Times

E quindi niente interventi clamorosi in vista, da parte della Bce, sull’agevolazione del credito a imprese medio piccole. Lo pronostica il Financial Times, secondo cui l’istituzione potrebbe deludere alcune delle attese che sono lievitate nell’ultimo mese. A inizio maggio il presidente Mario Draghi aveva annunciato che sul problema delle restrizioni alle Pmi, che riflette la frammentazione del mercato del credito nell’area euro, e su possibili interventi era stata avviata una consultazione con la Banca europea degli investimenti e con la Commissione europea.

Il direttivo di giovedì

Ma è “improbabile che questo si concluda a breve”, afferma il quotidiano citando una fonte vicina alla questione. Peraltro secondo un’altra fonte si sono create attese eccessive su questo versante. D’altra parte nella sua recente visita a Roma, il presidente del Consiglio europeo Herman van Rompuy aveva affermato che per giugno dalle consultazioni si sarebbe dovuti giungere ad una proposta concreta. Giovedì a Francoforte tornerà a riunirsi il Consiglio direttivo della Bce, per le consuete decisioni di inizio mese di politica monetaria.

Il nodo della capitalizzazione bancaria

Secondo il quotidiano finanziario britannico, la Bce avrebbe finito per allinearsi alla posizione della Bundesbank, l’influente banca centrale della Germania, molto diffidente verso qualunque intervento che prevedesse di farsi carico di titoli legati a prestiti bancari erogati a Pmi. La Bce attribuirebbe invece più enfasi alla gigantesca rassegna delle posizioni patrimoniali delle banche europee, che dovrà effettuare nei mesi prossimi nell’ambito degli accordi per procedere ad una vigilanza unica, e che potrebbe evidenziare quelle carenze di capitale che secondo l’istituzione sono causa rilevante della mancanza di credito.

Lo stress test bancario, di dimensioni maggiori rispetto a quello condotto dalla Fed nel 2009 su 19 istituti finanziari, vedrà a lavoro anche supervisori non europei, così da dare al processo una credibilità ancora più forte.

I timori tedeschi sul sostegno della Bce alle Pmi

Draghi il mese scorso ha dichiarato che erano in atto delle consultazioni con la Banca europea degli Investimenti (Bei) e con la Commissione per promuovere la creazione di un mercato di asset-backed secutities, un’obbligazione negoziabile o trasferibile emessa a fronte di operazioni di cartolarizzazione, garantita dagli attivi sottostanti. Sebbene non abbia mai detto che sarebbe stato fatto, la dichiarazione è bastata a scatenare i timori, specialmente tedeschi, che la Bce potesse considerare l’acquisto diretto di debiti delle Pmi.

L’accordo tedesco della KfW per i crediti alle Pmi spagnole

E nel frattempo, in Germania il governo ha formalizzato i dettagli di un’intesa bilaterale con la Spagna per il prestito di un miliardo di euro per agevolare il credito alle Pmi, ai tassi d’interesse tedeschi. L’accordo permetterà alla banca d’investimento pubblica KfW (Kreditanstalt für Wiederaufbau) di prestare 800 milioni di euro all’Ico, la sua controparte spagnola, per fornire liquidità e capitali alle Pmi a tassi d’interesse inferiori a quelli che dovrebbero sostenere sul mercato interno. Un miliardo, comunque non regalato, stanziato per la Spagna anziché direttamente per il rafforzamento del welfare tedesco, una strada su cui sembra orientarsi la cancelliera Merkel in vista del voto si settembre. Ma che ristimolerebbe l’attività delle Pmi spagnole, e di conseguenza, i loro rapporti commerciali con Berlino. Il cerchio tedesco, più o meno, resta chiuso.

 


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