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Ecomafia, un business che vale 17 miliardi di euro

Un fatturato di 16,7 miliardi di euro, 34.120 reati accertati, 28.132 persone denunciate, 8.286 sequestri. È una fotografia impietosa quella scattata dal ventesimo rapporto sui crimini contro l’ambiente “Ecomafia 2013” realizzato da Legambiente con il contributo delle Forze dell’ordine.

IL RAPPORTO DI LEGAMBIENTE
Le ecomafie “non conoscono recessione, anzi ampliano i loro traffici”. E come se non bastasse, aumenta il numero dei “clan” criminali che si spartiscono la torta, passando da 296 a 302, e quadruplicano i comuni sciolti per infiltrazioni mafiose che passano da 6 a 25, salgono gli incendi boschivi, cresce l’incidenza dell’abusivismo edilizio e soprattutto la piaga della corruzione con il raddoppio delle denunce e degli arresti.

LE REGIONI ECO-MAFIOSE
Il 45,7% dei reati è concentrato nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa: Campania prima sia per ciclo cemento che nei rifiuti (con 4.777 infrazioni accertate nonostante ci sia stata una diminuzione del 10,3% sul 2011; 3.394 persone denunciate e 34 arresti), Sicilia, Calabria e Puglia; a seguire il Lazio, con un numero di reati in crescita rispetto al 2011 (più 13,2%) e la Toscana, che sale al sesto posto, con 2.524 illeciti (più 15,4%). La prima regione del nord Italia è la Liguria (1.597 reati, più 9,1% sul 2011). Ma un incremento di rilievo si segnala anche in Veneto e in Umbria. Crescono nel 2012 anche gli illeciti contro gli animali e la fauna selvatica (più 6,4% rispetto al 2011), sfiorando quota 8.000, a una media di quasi 22 reati al giorno; gli incendi ai nostri boschi sono aumentati del 4,6% rispetto al 2011 (che aveva fatto un balzo del 62,5% sul 2010).

IL CICLO DEL CEMENTO E DEI RIFIUTI
Nel ciclo del cemento la Puglia si piazza al secondo posto, ma per numero di persone denunciate è la prima regione d’Italia; la leadership tra le regioni del nord tocca alla Lombardia, mentre in Trentino Alto Adige c’è stata gli illeciti accertati sono quasi triplicati in un anno; e la Basilicata che sale, con 227 illeciti, al decimo posto. L’incidenza dell’edilizia illegale nel mercato delle costruzioni è passata dal 9% del 2006 al 16,9% stimato per il 2013. Il rischio della demolizione rimane remoto: tra il 2000 e il 2011 e’ stato eseguito appena il 10,6% delle 46.760 ordinanze di demolizione emesse dai tribunali. Questo, nonostante, le nuove case illegali, dal 2003 al 2012, sono state 283.000, con un fatturato complessivo di circa 19,4 miliardi di euro. Il comando dei reati nel settore rifiuti è in mano alla Campania, seguita da Calabria e Puglia (più 24%). Anche in questa filiera illegale la provincia di Napoli e’ al primo posto, seguita da Vibo Valentia (più 120% di reati accertati).

I LEGAMI CON L’ESTERO
Tra le nuove opportunità colte dalla criminalità, l’estero. Secondo l’Ufficio centrale antifrode dell’Agenzia delle dogane i quantitativi di materiali sequestrati nei nostri porti nel corso del 2012 sono raddoppiati, passando da 7.000 a circa 14.000 tonnellate. Tutta la roba che “salta” il ciclo legale finisce in Corea del Sud, Cina e Hong Kong, Indonesia, Turchia e India.

LA PIAGA DELLA CORRUZIONE
Una vera e propria “piaga” la definisce Legambiente: la corruzione, “in costante e inarrestabile crescita”. E se la Campania spicca con 195 persone denunciate e arrestate, non sfigurano nemmeno la Lombardia con 102 casi e la Toscana a quota 71, seguite da Sicilia (63), Basilicata (58), Piemonte (56), Lazio (44) e Liguria (22). Dal primo gennaio 2010 al 10 maggio 2013, sono state ben 135 le inchieste relative alla corruzione ambientale, in cui le tangenti sono servite a “fluidificare” appalti e concessioni edilizie, varianti urbanistiche e discariche di rifiuti. La Calabria è, per numero di arresti eseguiti (280), la prima regione d’Italia; ma a guidare la classifica come numero d’inchieste e’ la Lombardia (20).

ATTACCO AL MADE IN ITALY
Nel 2012 sono state accertati lungo le filiere agroalimentari ben 4.173 reati penali, più di 11 al giorno, con 2.901 denunce, 42 arresti e un valore di beni finiti sotto sequestro pari a oltre 78 milioni e 467.000 euro (e sanzioni penali e amministrative pari a più di 42,5 milioni di euro). Il valore complessivo supera i 672 milioni di euro.

“INTERESSE” PER L’ARTE
Anche l’arte e la cultura entra nel mirino degli interessi criminali. Secondo l’Istituto per i beni archeologici e monumentali del Cnr la perdita del patrimonio culturale ci costa circa un punto percentuale di Pil, calcolando il solo valore economico (quello culturale non e’ infatti calcolabile). Nel corso del 2012 le Forze dell’Ordine hanno accertato 1.026 furti di opere d’arte, quasi tre al giorno, con 1.245 persone indagate e 48 arrestate.

LA LOTTA AI CRIMINI AMBIENTALI
“Va sviluppata la più attenta vigilanza da parte delle istituzioni – afferma il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano intervenendo con un messaggio alla presentazione del rapporto – affinché, attraverso il ricorso a tutti i più efficaci mezzi di indagine e coordinamento investigativo, sia assicurato il massimo contrasto delle attività illecite contro l’ambiente”. Per il capo dello Stato, oltre a “prevenzione e repressione”, è necessario “far crescere, specie tra le giovani generazioni, la cultura del rispetto e della difesa dell’ambiente e diffondere nella società civile una matura consapevolezza ambientale”. Intanto il Governo dichiara lotta serrata alle ecomafie. E lo fa con il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando che annuncia un gruppo di lavoro che affronterà il tema degli eco-reati, con l’obiettivo di dare strumenti adeguati alla Magistratura per combattere i crimini contro l’ambiente. Questo, dice il ministro, ‘’dall’inizio del mio lavoro e’ una priorità. Presso il ministero si sta costituendo un gruppo di lavoro che sarà coordinato dal magistrato Raffaele Piccirillo. Il ministero della Giustizia è stato già sentito sul tema. La direzione di marcia è quella di consentire alla Magistratura di avere gli strumenti per intervenire contro questi fenomeni” e “rafforzare il sistema sanzionatorio”. Per Orlando “la grande azione da realizzare e’ di creare un coordinamento delle Forze dell’ordine per contrastare questi fenomeni di criminalità”.

GLI ECO-REATI NEL CODICE PENALE
“Quella delle Ecomafie – dichiara il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza – è l’unica economia che continua a proliferare anche in un contesto di crisi generale. Le pene per i reati ambientali continuano ad essere quasi esclusivamente di tipo contravvenzionale”. Per Enrico Fontana, responsabile dell’Osservatorio ambiente e legalità di Legambiente, è necessaria “l’adozione di un pacchetto di misure indispensabili per contrastare i fenomeni di criminalità ambientale che avvelenano il nostro Paese. La prima proposta riguarda l’introduzione dei delitti ambientali nel nostro codice penale”. Su questa linea sono d’accordo anche il presidente della commissione Ambiente alla Camera, Ermete Realacci – che chiede anche la “ricostruzione della commissione bicamerale d’inchiesta sul ciclo illegale dei rifiuti” – e il governatore della Puglia Nichi Vendola.

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