Skip to main content

Fiat, presente e futuro del gruppo raccontati da John Elkann

“Cosa abbiamo fatto da quando, dieci anni fa, è morto mio nonno? Abbiamo semplificato la struttura del business, globalizzato e ridotto l’indebitamento”. Ecco come John Elkann, presidente di Fiat, in occasione di un evento sul capitalismo familiare che si è tenuto il 27 giugno all’università Bocconi di Milano, ha sintetizzato l’ultimo decennio del gruppo attivo nel settore automobilistico, da quando, all’inizio del 2003, se ne è andato il suo grande dominus e padrone incontrastato, l’avvocato Gianni Agnelli.

I numeri dell’ultimo decennio

Così, slide alla mano, Elkann ha illustrato, in lingua inglese, come dal 2003 al 2013 il gruppo Fiat abbia completamente mutato pelle: allora il 75% dei ricavi era generato in Europa, mentre oggi la percentuale è scesa al 28%, e dieci anni fa la posizione finanziaria netta era negativa per circa 1 miliardo, mentre nel 2013 è positiva per 1,5 miliardi. Prendendo invece in considerazione la sola Fiat, dal 2004 (numeri pro-forma) al 2012 i ricavi totali di gruppo sono passati da circa 27 miliardi a circa 84 e i dipendenti complessivi sono saliti da 100mila a 215mila unità. Tuttavia, è profondamente cambiata la distribuzione geografica dei lavoratori, con un progressivo spostamento del focus al di fuori dell’Italia, con tutte le polemiche che la cosa ha sollevato negli ultimi tempi negli ambienti sindacali e non solo. Basti pensare che nel 2004 Fiat nel Belpaese impiegava il 51% dei dipendenti e ora solo il 29%, mentre il resto di Europa pure si è ridimensionato dal 20% al 12%. Nel nord America, invece, per effetto dell’acquisizione del controllo di Chrysler, i lavoratori sono cresciuti dal 6% del 2004 all’attuale 34%.

Il ruolo della Borsa e l’avventura di Lapo

Tentando di spiegare il motivo per cui un business di carattere familiare (gli Agnelli hanno mantenuto saldamente la presa nel corso degli anni) ha portato a risultati positivi nel tempo, Elkann ha evidenziato che in questi casi, tipicamente, la struttura di capitale è “conservativa, basata cioè su poco debito se non addirittura sulla sua assenza”. E il capitale può essere reperito in Borsa: “Per crescere – ha detto Elkann – si ha bisogno di capitale e i mercati finanziari rappresentano un modo per raccoglierlo”. Chi deve avere capito perfettamente questa opportunità è il fratello di John, Lapo, presente all’evento in Bocconi con degli stivaletti bicolore e una cravatta a pois, e alle prese con l’imminente sbarco a Piazza Affari – fissato per il 28 giugno – della società da lui fondata, Italia independent. “Mio fratello – ha detto John Elkann – ha avuto un’idea, ha avuto coraggio. Se uno vuole giocare, il mondo è lì. Altrimenti per non fare le cose si possono trovare tante giustificazioni”.

Due società insieme

Quanto a Fiat e Chrysler, Elkann ha fatto sapere che l’obiettivo è quello di “vedere le due società insieme. Le due aziende sono sempre più vicine, è una nuova cultura”. Il presidente della casa automobilistica è stato vago sulle trattative con il sindacato Veba per l’incremento della quota detenuta dal Lingotto nel capitale di Chrysler. “Vedremo poi lunedì”, ha risposto Elkann circa la possibilità di esercitare o meno l’opzione di acquisto di un ulteriore 3% della società dell’automotive.

La soddisfazione di Elkann

A margine dell’evento, il presidente di Fiat ha affrontato anche il tema di Rcs, la società che tra gli altri edita il Corriere della Sera e che sta per portare a termine un aumento di capitale da 421 milioni. “Siamo molto soddisfatti di come siano andate le cose con la maggioranza degli azionisti, tranne uno – ha detto Elkann riferendosi a Diego Della Valle, che ha sempre il contestato il piano di Rcs – che ha di fatto appoggiato il piano finanziario in assemblea. Significa che c’è grandissima coesione tra i soci”. Secondo il presidente di Fiat, che peraltro è tra i grandi registi della ristrutturazione in corso del gruppo editoriale, Rcs è “notevolmente” migliorata sotto la guida dell’amministratore delegato Pietro Scott Jovane. “Diamo credito al lavoro fatto quest’anno – ha aggiunto Elkann – se si guarda oggi la situazione di Rcs rispetto a un anno fa, si vede che è notevolmente migliore”.



×

Iscriviti alla newsletter