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Formazione e crescita, i partiti affrontino (anche) questa sfida

I partiti italiani sono chiamati ad una grande sfida. Devono dimostrare che, al di là degli slogan e della campagne propagandistiche, essenziali (e funzionali) per la ricerca del consenso, sono delle entità strutturate, territorialmente radicate, ma soprattutto in grado di reclutare al loro interno personale qualificato e opportunamente formato. In questi ultimi anni infatti, complice anche una legge elettorale che poco invoglia ad investire in formazione e qualità, abbiamo assistito ad una progressiva – e preoccupante – svalutazione di quei luoghi deputati alla crescita di giovani promesse, a partire dagli amministratori locali fino ad arrivare a livelli più alti. Il risultato, in tutti questi casi, è stato quello di una crescente perdita di fiducia dei cittadini nei confronti della classe politica nel suo complesso, con la conseguente incapacità di distinguere tra politici onesti e politici corrotti, tra uomini e donne di buona fede e coloro che invece percepiscono la politica come arricchimento personale e non già come servizio reso alla cittadinanza, alla collettività nel suo complesso.

Non è un caso infatti che il Movimento 5 Stelle, puntando su una strategia prettamente basata sul vento dell’antipolitica e sull’insulto gratuito, abbia costruito la sua fortuna sulle macerie dei partiti tradizionali, ossia su ciò che resta di quelle strutture che, nell’Italia della Prima Repubblica, avevano fatto crescere personalità di alto rilievo morale e culturale, dotate di una preparazione adeguata a ricoprire ruoli e profili istituzionali. Ora i tempi sono cambiati, e il sistema che i “vecchi” partiti utilizzavano per formare e reclutare personale, non può andar più bene per rispondere in maniera agevole e flessibile alle molteplici sfide che la contemporaneità ci impone. Ma annullare tout court la funzione formativa di una classe dirigente capace di affrontare i problemi dell’oggi e del domani, equivale a compiere un salto nel buio; a gettarsi in un baratro da cui è difficile risalire.

E’ arrivato dunque il momento di tornare ad investire su chi crede nella politica, su coloro che desiderano spendersi per un territorio, per una realtà municipale, per una circoscrizione, per un collegio. Tra le diverse emergenze che il governo dovrà affrontare nei prossimi mesi, si inserisca anche quella del recupero di una adeguata formazione. Temporeggiare anche su questo aspetto non è più concepibile, a meno che non ci si voglia ritrovare, tra qualche anno, privi di personalità in grado di imporsi per il bene del Paese.



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