Le analisi e le dichiarazioni degli economisti di oggi somigliano, per aderenza alla realtà, alle dissertazioni dei medici del 600. Allora erano gli anni in cui gli sconquassi socio economici venivano dalle epidemie: peste, tifo petecchiale. Oggi le forme virali e pandemiche sono altre, ma altrettanto gravi: la recessione, lo spread, l’esplosione del debito.
Nel rileggere i referti dei medici di allora, di fronte al dilagare di infezioni ed epidemie è evidente come, malgrado il blasone, questi illustri discendenti di Ippocrate non fossero a conoscenza di quelle che oggi sono le più comuni forme di trasmissione di tali malattie. Sostenevano che il contagio avvenisse attraverso la presenza di particelle velenose all’interno di miasmi che, nell’etere, si diffondevano in tutto il circondario. Nessuno aveva intuito che alcune malattie si trasmettevano dagli animali agli uomini e altre solo da uomo a uomo. Nessuno, ad esempio, aveva correlato la diffusione della peste alla presenza di topi malati. E così la medicina finiva col diventare, di fatto, uno strumento di politica economica. I Malthusiani facevano, possiamo dire, letteralmente il tifo per il proliferare di qualche pandemia che avrebbe ristabilito un equilibrio tra pressione demografica e risorse disponibili.
Possiamo concludere che politiche di austerity e fiscal compact, che secondo gli economisti di oggi sono le sole cure attraverso cui si potrà uscire da questa crisi profonda indotta da questa miasmatica e umorale globalizzazione, altro non sono quindi che l’equivalente dei salassi del 600.
Gli economisti di oggi come i medici del 600
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