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Imu e Iva, si eviti il pantano

Spiace dirlo “l’avevamo detto”, ma gli strepitii e lo stupore che arrivano dal Pdl e pure dal Pd alle parole di Fabrizio Saccomanni, che ha smorzato l’euforia sull’abolizione dell’Imu e sul congelamento dell’aumento Iva, appaiono eccessive, se si legge il resoconto di Roberto Mania sul quotidiano Repubblica, oltre alle parole stizzite del capogruppo Pdl, Renato Brunetta.

L’avevamo detto che annunci e promesse elencati in Parlamento dal premier Enrico Letta sembravano eccessivi sia nei toni che nei contenuti. A meno che non si fosse stati consapevoli di trovare ora e subito coperture finanziarie certe, e non fantasiose, per rimpinguare i minori incassi derivanti dalle due misure auspicate in particolare dal Pdl ma che in sostanza trovavano d’accordo anche il Pd, seppure con alcune differenze in particolare sull’Imu.

Le attese di Pdl e Pd sono state gelate anche da un tweet del ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato (Pd): “Concentrare risorse per rilanciare la produzione e lo sviluppo per dare lavoro ai giovani. Più ricchezza prodotta più ricchezza distribuita”. Ben detto, si potrebbe dire. Peccato che lo stesso Zanonato faccia parte di un esecutivo che aveva espresso nelle dichiarazioni programmatiche in Parlamento priorità su misure che non andavano verso questa direzione di marcia.

Ma se si può, e si deve, sottolineare l‘enfasi a volte propagandistica su Imu e Iva che non tiene conto delle contabilità finanziarie ed economiche (che al momento gli accordi europei vincolano l’Italia, nonostante l’uscita dalla procedura d’infrazione per deficit eccessivo), non si può non rimarcare come le parole di ieri del titolare del ministro dell’Economia in Parlamento indicano un atteggiamento inusitato: si mostra di fatto che la struttura del dicastero non ha ipotesi al vaglio per trovare le risorse necessarie per realizzare gli impegni annunciati e ufficializzati. Non basta dire servono coperture, occorre trovarle oltre che invocarle.

Le parole di Saccomanni, inoltre, mostrano un’atarassia che lascia stupiti, se non perplessi. Certo, la macchina burocratica di un ministero come quello dell’Economia è complessa e i nuovi arrivati (sia il ministro sia il nuovo Ragioniere generale dello Stato) devono presumibilmente prendere pieno possesso della “stanza dei bottoni”, ma forse uno scatto di decisionismo può essere salutare per evitare il pantano.

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