Pensare di rinviare delle tasse introducendone altre lascia a bocca aperta. E che ancora una volta la soluzione non sia stata trovata in un programma di tagli alla spesa pubblica lascia davvero perplessi. E’ duro il giudizio di Claudio Siciliotti, ex presidente del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti, sui provvedimenti decisi ieri dal governo Letta. Bocciato, in una conversazione con Formiche.net, il rinvio dell’Iva da coprire con un aumento dell’acconto Irpef, così come il decreto sul lavoro del ministro Giovannini.
La pressione fiscale
“La gente vuole una diminuzione delle imposte ma questa non può che derivare da una riduzione della spesa. Se si sposta la tassazione da un imposta all’altra, la situazione non cambia. Il mio non è proprio un giudizio positivo, ma va riconosciuto l’impegno che il governo Letta ha dedicato al tema e che probabilmente è il risultato di anni di mancate scelte. Una riduzione vera della tassazione potrebbe dare la sensazione di un’inversione di tendenza ma che io, per il momento, non vedo”. Come ha sottolineato ieri la Corte dei Conti, nel 2012 la pressione fiscale è passata dal 42,6 al 44%, una soglia “superiore di 3 punti alla media” dei Paesi dell’area euro.
Tagli e lotta all’evasione
Secondo Siciliotti bisogna operare su due fronti: il taglio della spesa pubblica e la lotta all’evasione fiscale, “destinando quelle risorse alla riduzione della pressione fiscale. In questo modo si indurrebbe la popolazione ad essere più attenta al tema della lotta all’evasione, perché se ne avrebbero dei vantaggi diretti. Aumentare le entrate, invece, non è ragionevole. E i rinvii vengono decisi in attesa di che? Quali saranno le coperture in autunno tra Iva e Imu, e nel 2014 per il rinvio della Tares?”, si chiede l’ex presidente del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti (in attesa della sentenza del Tar sul ricorso presentato da lui e da alcuni consiglieri contro il decreto del ministero della Giustizia del 12 dicembre 2012 che ha annullato le elezioni di ottobre 2012 per il rinnovo del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti).
I bonus per le assunzioni
Ma Siciliotti avanza perplessità anche sulla riforma del lavoro del ministro Enrico Giovannini. “Nel decreto si parla di bonus sulle assunzioni. Ma chi assumerà questi giovani? Si pensa solo a tutelare il lavoro dipendente e si dimentica che il Paese cresce se cresce anche il lavoro autonomo”.
Per poter usufruire dei bonus, secondo quanto previsto dal decreto i giovani tra i 18 e i 29 anni devono rientrare in queste condizioni: essere privi di impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi; essere privi di un diploma di scuola media superiore o professionale, vivano soli con una o più persone a carico. “Vogliamo premiare chi non ha un diploma? Sono basito, è una logica che non capisco”.
“Per rimettere in moto il Paese servono più vagoni o più locomotive? E’ meglio avere più autonomi in grado di offrire lavoro o più dipendenti senza nessuno che li possa assumere? Bisogna creare il terreno fertile per cui si abbia voglia di fare impresa in Italia, e non di scappare magari negli Stati Uniti, che, non a caso, ricominciano a correre, mentre l’Unione europea e l’Italia restano nel marasma. Non vedo nessuna iniziativa forte che riaccenda la fiammella della speranza”, commenta.
Governo Letta occasione sprecata?
“Come ho sottolineato anche ieri sul Messaggero Veneto, il governo Letta è un’occasione storica, un’opportunità ma sottaciuta. Più che il momento per pensare a delle riforme condivise, viene vissuto come un modo per controllarsi a vicenda, rischiando la paralisi”, conclude Siciliotti