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In ricordo di Rina Zanibellato

Digitando la parole “morte” su google appaiono circa 52.600.000 di riferimenti. Un numero esorbitante di notizie, informazioni, pettegolezzi e via discorrendo.

Nei notiziari, nei giornali e spesso anche nei discorssi tra persone al bar, si sentono racconti terribili di morte e distruzione, di malattia e sofferenza. La potenza dei media ci fa apparire tutto in modo distorto e confuso. La morte sembra essere l’argomento fondamentale della nostra quotidianità. Eppure, la parola “vita” ricorre (sempre su google) ben 428.000.000 di volte.

La “vita” è data per scontata e la “morte” ci fa paura ed è vissuta con angoscia. Ma la morte è parte della vita e mentre molti tentano di prolungare la propria esistenza anche a costo della propria identità (si pensi ai casi di deformazione a seguito della chirurgia estetica) e della propria sanità fisica e mentale, altri accettano la morte per far proseguire la vita.

Solitamente la vita fa notizia solo se contrapposta alla morte, come alternativa da conquistare, mantenere, ricercare. Così anche la vita diventa una sorta di prigione e la morte poi rischia di essere l’unica via di uscita da questo stato di costrizione: il paradosso che solo gli uomini potevano arrivare a generare.

In questo post voglio riportare una notizia che ho letto per puro caso, navigando qua e là nella rete. Un gesto raro di accettazione della vita come processo che comprende anche la morte. Un gesto consapevole che non può non essere ricordato, perché sarebbe un’offesa alla memoria di una persona che dopo tanta sofferenza ha deciso di riunciare all’unica opzione possibile per “sopravvivere”, cedendo questa opportunità ad un’altra persona.

Rina Zanibellato, era una signora di 79 anni, di Paderno di Ponzano Veneto. Dopo 16 anni di malattia e di dialisi per dei problemi ai reni, riceve la comunicazione che può effettuare un trapianto. La signora Rina Zanibellato ha rifiutato il trapianto dicendo “No, datelo a chi è più giovane di me, io la mia vita l’ho fatta”. 

Il gesto di questa signora ha salvato la vita ad un ragazzo più giovane, conosciuto durante gli anni trascorsi in ospedale a fare la dialisi.

Il ciclo dell’esistenza passa dalla morte, per tornare alla vita. Così per una luce che si è spenta una si è rinvigorita. Non posso fare a meno di accogliere questa esperienza con profonda tristezza e allo stesso tempo con profonda gratitudine e speranza.

Per questo ho deciso di scrivere questo post, per dare testimonianza di un gesto d’amore, di speranza e fiducia nella bontà delle persone. E per onorare il coraggio di questa signora.

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