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Incontro con Christian Riminucci, artista italiano a Berlino

Qualche tempo fa ho avuto modo di intervistare Alessandra Celletti e di confrontarmi con l’artista romana sul concetto di “arte” e nello specifico delle emozioni trasmesse attraverso la musica. Il concetto più affascinante che ho avuto modo di associare alla musica di Alessandra Celletti era il “volo”. La possibilità di superare le regole della “materia” –  separare il corpo fisico dalla propria mente, la creatività come mezzo di trasporto verso dimensioni alternative a quelle del vivere quotidiano.

L’esperienza della “leggerezza in musica” era un viaggio introspettivo, un’esperienza quasi mistica che l’artista aveva compiuto, o per lo meno questa era la sensazione che mi aveva trasmesso, nel suo raccontarsi. Oggi, questa visione dell’arte come viaggio introspettivo si ripresenta più o meno con la stessa immagine, nell’esperienza professionale e personale di un altro artista.

Ho incontrato Christian Riminucci, performer e pittore, a Berlino. Abbiamo discusso della sua idea di arte e della sua visione del mondo attraverso la pittura, l’uso dei colori e la manipolazione della materia. Riminucci ha lasciato l’Italia con lo scopo di liberare la propria creatività e di realizzare un sogno, adesso sembra esserci riuscito, o quasi, e quindi con questo articolo spero di poter contribuire.

Conosco Christian personalmente e parlando del più e del meno, mi ha raccontato dei suoi progetti artistici, l’ultimo in cantiere mi ha colpito in modo particolare. Si tratta di un lavoro artistico molto articolato e ricco. Nasce da un viaggio, anzi un vero e proprio “volo” della mente. Christian pensa e crea un progetto artistico nella sua cameretta, nel suo spazio intimo: “la mente vaga”, dice durante l’intervista “è come se il pensiero si separasse dal corpo”.

Il volo parte da un viaggio introspettivo dell’artista: un confronto con le proprie emozione e le proprie idee. Questo percorso conduce a una consapevolezza viva, forte che vuole “esplodere”. Il pensiero si è immerso nelle emozioni e ora preme per uscire: l’immaterialità delle emozioni vuole tradursi in concretezza, vuole divenire materia di riflessione e confronto con le emozioni degli altri.

Ho realizzato il primo quadro sulla scia di queste emozioni, ho delineato le forme poi ho aggiunto i colori. Ogni colore è un’emozione, un qualche cosa di molto personale. I colori sono sette: rosso, giallo, verde, blu, rosa, viola e poi l’unione di tutti questi. A ciascuno di questi colori associo un’emozione, ovviamente è un percorso del tutto personale, sono le mie emozioni. Per esempio, il rosso è rabbia, ma anche passione; il verde è equilibrio, si per me è equilibrio, il blu è l’assenza di comunicazione, il viola è la doppia personalità, anzi lo sdoppiamento della personalità, il giallo è la ricchezza ma anche la decadenza, il rosa è il mio colore preferito, è il romanticismo”.  

Ogni artista unisce alla propria visione del mondo un qualche cosa di originale, di personale. L’interpretazione della realtà è l’esito del processo artistico. Questa creatività che si fa materia, ossia opera d’arte,  mette in relazione il sé dell’artista con il resto del mondo.

Ho sempre pensato che l’arte fosse una forma di comunicazione globale, un modo di trasmettere idee, pensieri, credenze e passioni agli altri. Perché mai dipingere, cantare, suonare o recitare una poesia se non per parlare agli altri, per comunicare il proprio io al mondo?

Dice l’artista: “quando creo qualche cosa è per comunicare. Quello che faccio è il risultato di una ricerca di emozioni, le mie certo. Però poi ho il bisogno di collaborare, di condividere questa mia visione delle cose con altri artisti. Ho una perversione per la collaborazione!

Interessante associazione: perversione per la collaborazione. Può la collaborazione essere una perversione? Evidentemente si, se per collaborazione si intende un sovrapporsi di arte e comunicazione, di sensazioni e pulsioni, una condivisione quasi fisica delle proprie emozioni con quelle di altri artisti. E il progetto di Riminucci è proprio un incontro con altre arti: il punto di partenza sono le sue opere e il messaggio che ha voluto trasmettere con questi colori.

Come è nata questa idea? Essenzialmente dal colore, poi ho fatto il quadro, mi sono immerso nelle emozioni che quei colori mi rappresentavano, ho vissuto l’emozione e sono entrato nel quadro. Nei miei quadri ci sono io, la mia essenza. Ma a me non basta, ho la curiosità di sapere come vivono queste emozioni altri artisti, attraverso altre forme di arte: questa è la mia collaborazione, la perversione di cui ti parlavo. Mi piace sapere che visione hanno gli altri delle cose che vedo, sento. Per esempio, il romanticismo per me è il rosa, quando vedo questo colore il mio pensiero è questo. Ma cosa pensa un fotografo, un cantante, una stilista o un truccatore del rosa? O del romanticismo? Come rappresentano loro il romanticismo? Ho voluto coinvolgere altri artisti nel mio progetto. Ho collaborato con altri artisti partendo dalle emozioni che i colori dei miei quadri hanno per me. La cosa meravigliosa è che questi artisti hanno collaborato con me gratuitamente, hanno condiviso questo desiderio e si sono impegnati con me per realizzarlo. Sono felice!

Il progetto di Riminucci è davvero originale e articolato. Per ogni colore (sei in totale più l’unione di tutti) è stato fatto un quadro, a ciascuno di questi quadri si affiancano le visioni di altri artisti: la fotografia, il trucco, un vestito creato ad hoc, una colonna sonora, un video o un’animazione. Il progetto si costituisce di due momenti specifici: la creazione di un vero e proprio book fotografico, dove su un lato si trova il colore e di fianco uno scatto che racchiude tutte assieme le varie rappresentazioni artistiche, con una descrizione del significato di ciascuno di essi; poi un’esposizione “mobile” e “mutevole”.

“Il mio scopo è portare questo progetto in giro per il mondo, e ogni volta che faremo l’esposizione cambierà tutto: abiti, artisti, modelli e modelle, località e performance. Vorrei anche musica live. Una stanza per ogni colore/emozione e per ciascuna di esse un qualche cosa di particolare. Ma mai la stessa cosa, sempre qualcosa di nuovo”

Il progetto di Christian Riminucci è work in progress, da due mesi stanno realizzando gli scatti, scegliendo i modelli e le modelle. Del back-stage ci sarà un video testimonianza, che farà vedere il lungo e intenso lavoro e soprattutto la forza della collaborazione artistica tra personaggi di varie estrazioni: dal fotografo alla modella, dalla stilista al truccatore, dal cantante al video-maker e così via. Il book fotografico sarà pronto entro qualche mese e la presentazione del progetto avverrà, con molta probabilità, a fine settembre a Berlino.

Il lavoro è autofinanziato, quindi davvero un grande applauso a Riminucci e a tutti gli artisti che stanno collaborando per realizzarlo. Non sarebbe male trovare uno sponsor, perché un simile progetto richiede davvero un investimento di tempo notevole, ma sono sicuro che anche senza aiuti esterni questo progetto sarà un gran successo, perché c’è passione, dedizione e volontà di fare.

La creatività è una risorsa che non manca a questi giovani artisti. Spero che questo piccolo spazio possa essere per il progetto di qualche utilità e nel frattempo vorrei fare un grande in bocca al lupo a ciascuno degli artisti interessati in questo lavoro:

Emiliano Jatosti (fotografo), Simone Golinelli (videomaker/editing), Pascale Scerbo Sarro (backstage fotografico), Stefano Ferrari (compositore), Carla Cixi (stilista/artigiana /modella/performance/testi), Marta Zampolini e Claudia Mazzoni (stiliste), Anja Novak (makeup), Saretta Rosa (effetti speciali), Alessio Cassaro (grafico), Litan-trace (artigiana del gioiello), Caludia di Donato, Rabea Becker, Roanne O’Neil, Juilie Debler, Laura Paschen e Steven Rytzau (modelli).

Per tenervi aggiornati sullo svolgimento del progetto potete accedere direttamente alla pagina fabebook Christian Riminucci Artist

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