“C’è in gioco il futuro della stampa”, il fondatore di WikiLeaks Julian Assange torna a farsi sentire dall’ambasciata ecuadoriana di Londra dove vive da quasi un anno, intervenendo sui due temi caldi del momento: le intercettazioni del governo americano di migliaia di telefonate e sul processo a Bradley Manning, il soldato americano che ha passato documenti segreti a Wikileaks.
“Questa è solo l’ombra di un’ombra. L’amministrazione americana ha i tabulati telefonici di tutti negli Stati Uniti e sta ricevendo quotidianamente informazioni attraverso la National Security Agency in virtù di accordi segreti. Quello che è emerso è che tutti i giornalisti negli Stati Uniti e non è solo quelli di AP, sono controllati” dice Assange.
“Quello che è in gioco in questo processo è il futuro della stampa negli Stati Uniti e nel resto del mondo. Stanno giudicando Bradley Manning per creare un precedente: se una persona in futuro parlerà con un giornalista negli Stati Uniti e questo poi renderà pubbliche le informazioni è come se le comunicasse direttamente ad Al Qaida. Parlare con i media per loro sarebbe come comunicare con il nemico. Il Pentagono sostiene che io, Wikileaks e qualsiasi altro giornalista che si impegna in un’attività simile è coinvolto nella cospirazione per commettere spionaggio, che è considerato un reato capitale. E’ questo il precedente che vogliono creare”. (Immagini Afp)