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La gallina dalle uova d’oro dei tedeschi è morta di fame

Vale la pena, nel giorno in cui l’Istat certifica la sostanziale stagnazione del nostro export e il crollo verticale del nostro import nel mese di aprole 2013, andarsi a rileggere l’analoga comunicazione fatta dal cugino tedesco dell’Istat, Destatis, pochi giorni fa.

La lettura incrociata di entrambi i report fornisce alcune informazioni interessanti.

La prima, è che il lusinghiero risultato delle esportazioni tedesche di aprile 2013, l’8,5% in più rispetto ad aprile 2012 per un valore di 94,5 miliardi, ormai pesa solo per il 36% sull’eurozona, ossia 34,5 miliardi. Il resto del proprio export i tedeschi lo piazzano negli altri paesi Ue fuori dall’euro (il 19,4%) e nei paesi terzi, il 44,1%.

Se guardiamo i dati su un orizzonte di tempo più lungo, quindi il quadrimestre gennaio-aprile 2013, vediamo che l’eurozona ha assorbito 137,7 miliardi di esportazioni a fronte del totale di 366,3, più o meno il 37%. Un dato che è in calo del 2% rispetto al primo quadrimestre 2012.

Il secondo dato interessante è quello dell’import tedesco, cresciuto del 5,2% ad aprile rispetto allo stesso mese del 2012. Si tratta di 76,4 miliardi. La cosa curiosa è che di questa montagna di importazioni ben 34,5 miliardi provengono dall’eurozona, ossia il 45,15%.

Quindi in valore assoluto import ed export tedesco da e nell’eurozona si equivalgono, mentre in valore relativo l’import tedesco ha superato l’export. Un risultato quasi storico.

Se vediamo le cifre su un arco di tempo più lungo scopriamo infatti che l’import dall’eurozona è arrivato a 134,4 miliardi (a fronte di export per 137,7), che sebbene in calo dello 0,7% rispetto allo stesso periodo del 2012 (ma l’export era calato del 2%) equivale sempre quasi al 45% dell’import tedesco.

Il crollo del 2% fra il primo quadrimestre 2012 e quello 2013 dell’export dell’eurozona colloca il totale della crescita dell’export tedesco nei due quadrimestri considerati verso un risicato 0,9%.

Ricapitoliamo. I dati ci dicono che, percentualmente, la Germania importa di più dall’eurozona rispetto a quanto ci esporta e che comunque la forbice fra i valori assoluti di import e export della Germania intra EZ è in costante restringimento. Ciò implica che lo stato di salute dei conti commerciali tedeschi dipenderà sempre più da due fattori: l’andamento della domanda extra eurozona, e la quotazione dell’euro rispetto alle altre valute. Mentre infatti la quotazione dell’euro è neutra per gli scambi commerciali intra eurozona, non lo è affatto negli scambi col resto del mondo.

Non è una variabile da poco, atteso che una delle ragioni dell’export tedesco nell’età d’oro dell’euro è stata proprio la – di fatto – svalutazione competitiva fatta nei confronti dei partner europei (via deflazione salariale).

Terzo dato interessante: l’import tedesco è cresciuto anche nell’aprile 2013 del 5,2% rispetto ad aprile 2012, malgrado il calo dell’1,4% registrato fra il primo quadrimestre 2012 e quello del 2013. Ciò significa che la domanda interna tedesca, per quanto debole, tira ancora, con tutta probabilità trainata dall’aumento reale dei redditi. E comunque sempre di più di quella di gran parte dei paesi europei

Tale scenario viene confermato se guardiamo ai nostri dati Istat. Il nostro saldo commerciale, arrivato al surplus di 1,9 miliardi, è migliorato perché a fronte di un aumento del 4,4% dell’export fra aprile 2012 e 2013, che si riduce a un misero +0,5% nel confronto fra i due primi quadrimestri 2012-13, c’è stato un crollo dell’import del 2,6% fra aprile 2012 e 2013 e addirittura del 6,3% rispetto ai due quadrimestri. Con tutto ciò che di negativo ha sul nostro Pil questo stato di cose.

In comune con la Germania abbiamo che gran parte del nostro attivo commerciale, 1,5 miliardi su 1,9, l’abbiamo fatto fuori dall’Ue.

Ma c’è una grande differenza fra noi e i tedeschi.

Con la sua politica di austerità, che ha strozzato la domanda dei paesi dell’eurozona del sud, la Germania ha affamato a morte la sua gallina dalle uova d’oro.

Noi invece siamo la gallina.



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