La Turchia sta vivendo in questi ultimi giorni, momenti davvero difficili.
La protesta si era accesa contro la decisione di demolire il parco nella piazza Taksim a Istanbul. La protesta poi si è estesa, individuando nelle politiche sempre più autoritarie di Erdogan il vero target. La popolazione ha iniziato a manifestare in diverse altre città della Turchia, trovando una sponda anche da parte di istituzioni e personalità politiche come il Sindaco Mustafa Akaydin, che ha negato il rifornimento d’acqua alla polizia.
L’accusa più forte a Erdogan e al suo governo è quella di voler islamizzare la laica Turchia. La polizia è stata molto dura nei confronti dei manifestanti. Ci sono, ad oggi, più di 2000 feriti e diversi morti, sopratutto giovani manifestanti. Può l’Europa permettersi un fattore di destabilizzazione così forte, proprio in Turchia? Paese islamico simbolo di laicità. Una frontiera tra l’Europa e il medioriente? Quanto potrebbe costare all’Europa una Turchia indebolita?
Il rischio è davvero grande ed è per questo che è indispensabile che l’Unione europea intervenga nell’intento di pacificare gli animi. La Turchia laica è un baluardo per l’assetto democratico dell’intero continente, non dobbiamo permettere una deriva autoritaria, e non dobbiamo permettere che il Paese perda stabilità politica. L’uso della forza è stato spropositato, da parte della polizia e malgrado le scuse del vice premier turco, le piazze sono sempre più agitate, con palazzi assediati e una tensione palpabile, come documentano i filamti e le foto dei giornalisti.
Da questa esperienza, possiamo cogliere un insegnamento anche noi. Oggi su Repubblica, viene pubblicato un video in cui i manifestanti inneggiano alla libertà suonando le note dell’inno della resistenza italiana: “bella ciao”.
Il rispetto della libertà e della dignità della persona, il profondo sacrificio di chi ha perso la vita direttamente o ha visto morire i propri cari, per una guerra contro i totalitarsimi e gli estremismi, è onorato dai manifestanti turchi. E noi italianI? Che fine ha fatto il ricordo di quel sacrificio e l’importanza di quella battaglia di resistenza?
In quel periodo, non c’era alcuna forma di diplomazia che poteva intervenire, la libertà è stata conquistata col sangue. Oggi la situazione è diversa, auguriamoci che la risposta politica a questo enorme disagio palesato da giorni di proteste e da scontri feroci, sia consapevole e ragionata.
Mi auguro che queste proteste imbocchino la strada della rivendicazione pacifica (da parte dei manifestanti), ad una altrettanto pacata risposta della polizia e di un dialogo costruttivo da parte dei politici con coloro che protestano, senza sporcare l’Europa con nuovo sangue.