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Letta chiederà presto l’ombrello a Draghi. Ecco perché

Grazie all’autorizzazione dell’editore e dell’autore, pubblichiamo un estratto dell’articolo di Edoardo Narduzzi uscito oggi su Italia Oggi, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi.

Lo spread è tornato a salire. Ha di nuovo superato la soglia del 3% e non si tratta di un fenomeno casuale o erratico, né di un cigno nero per i Btp. La recente impennata del differenziale tra i titoli di stato decennali italiani e quelli tedeschi segnala la polarizzazione in atto tra le diverse aree geografiche dell’eurozona che la prolungata recessione, anziché ridurre, ha finito per amplificare.

Se l’andamento del pil ha rallentato perfino nei paesi core della moneta unica, quelli con la tripla A come Germania o Olanda, è indubitabile che l’andamento dell’economia nei mercati nei quali lo spread si è ormai allargato da almeno due anni è di gran lunga recessivo. Insomma, chi ha più debito da rimborsare e su quello stock paga interessi maggiorati continua a decrescere in termini di pil, rendendo sempre più rischioso il possesso di un Btp o di un titolo di stato analogo.

Del resto paesi come l’Italia continuano a rinviare gli appuntamenti con le riforme e con le decisioni di cessione di assets per ridurre lo stock del debito pubblico accumulato, restando scarsamente competitivi nel quadro dell’eurozona sia in termini di produttività sia con riferimento al costo unitario dei due principali fattori produttivi: capitale e lavoro.

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