Negli ultimi anni abbiamo assistito a uno show davvero triste e sconcertante. Lo scrivo con una nota di rammarico e di delusione profonda.
Papa Francesco ha parlato di recente dell’importanza di non essere ipocriti, di lasciar stare il politically correct. Ebbene, oggi mi sento ancora più sostenuto in quello che ho sempre fatto, ossia dire ciò che penso. La mia posizione di sempre è che Berlusconi abbia negli ultimi vent’anni contribuito in modo decisivo al fallimento politico e sociale di questo Paese. Va da sé che non è l’uomo Berlusconi il problema, al di là di ogni giudizio etico che si possa dare, ma il politico, e quindi la responsabilità è da imputare al più ampio ventaglio di vassalli e vassalletti che hanno orbitato attorno a questa figura di uomo vittima di se stesso, negli ultimi vent’anni. Non sono ingenuo o in malafede dal non riconoscere le profonde responsabilità di un Centro Sinistra inconcludente, zoppicante e incapace di porsi come alternativa. Ma numericamente, il Centro Sinistra ha governato 4 anni negli ultimi 18 quindi, un peso a ciascuno per le concrete responsabilità Politiche.
Grazie a Re Silvio, l’Italia è stata per molto tempo screditata, tanto che in Germania, dove vivo, sono stato per molto tempo deriso al grido di “w il bunga bunga” oppure “ma perché lo avete votato?”
A niente sono servite le mie rimostranze: “non lo ho mai votato. Mai in vita mia!” Per me una beffa ancora più grande, perché mentre molti dicono di non averlo votato, e invece lo hanno fatto, io non lo ho davvero mai votato eppure sono considerato parte di un sistema degenerato e parte del problema stesso. Per questo “non mi sento italiano” e per questo sono andato via, perché non c’erano opportunità professionali, ma nemmeno umane e civili.
Alla caduta temporanea di Re Silvio, è arrivato il salvatore della patria, Sen. Prof. Mario Monti. Il risultato? Grazie, senza dubbio, per aver restituito all’Italia una parvenza di dignità a livello europeo, ma davvero pessimo il suo intervento in ambito economico e sociale. Per un economista è sempre facile risolvere i problemi: è sufficiente far quadrare i conti, peccato che dietro le formule e le cifre ci siano le vite delle persone, e con il mantra incessante dell’austerità, ci siamo ritrovati oggi nella condizione di avere un paese con uno spread sotto controllo, mentre la coesione sociale è quasi scardinata del tutto.
La disoccupazione giovanile è al 40%, molti di questi poi rinunciano anche a cercare una occupazione e entrano a far parte di una categoria poco nota, se non da qualche anno a questa parte, che è quella dei “NEET”, ossia coloro che non studiano, non lavoro e nemmeno lo stanno cercando, questo lavoro. Un dato drammatico perché indica uno scoraggiamento profondo, una sorta di “apatia”. Cosa può esserci di peggio della totale disaffezione da se stessi? Cosa può esserci di peggio della totale incapacità di immaginare il proprio futuro, di costruire il proprio percorso di vita?
Ecco, la Politica ha perso il suo ruolo e il suo significato da tempo. Ci siamo affidati all’esperienza e alla conoscenza dei tecnici, professori (direi solo gli economisti) nella speranza che un “sapere esperto” potesse salvarci. Ecco, in questo quadro individuo i seguenti elementi critici:
1) il fallimento della Politica,
2) il fallimento dei saperi esperti,
3) il fallimento del sistema democratico e sociale del nostro Paese.
L’astensionismo è aumentato in modo spropositato dal 2008 ad oggi, e il trend sembra essere in crescita. La Politica del palazzo non è in grado di cogliere né il disagio sociale né di trovare soluzioni pratiche ai problemi reali. L’unico movimento politico alternativo e innovativo, il M5S fondato da Beppe Grillo, che si era mosso come forza anti-sistema, con lo scopo di rivoluzionare il Paese, il modo di partecipare e di concepire la Politica, ha fallito pressoché ovunque. Il gruppo parlamentare stesso, inizia a sfaldarsi, con due che hanno già dichiarato di passare al Gruppo Misto.
Il suo approccio negativo e sempre distruttivo ha dimostrato la totale incapacità pratica, l’impossibilità di realizzare veramente una rivoluzione sociale e civile. Mentre le discussioni più accese in Parlamento si sono consumate sull’elezione dei Presidenti di Camera, Senato e della Repubblica, della scelta di un Governo e dei Ministri, sugli scontrini, le diarie e i rimborsi elettorali, al di fuori, nella società civile tanto cara ai grillini, le imprese chiudono, il lavoro si consuma, i risparmi delle famiglie si sono ridotti e con essi le speranze per un futuro migliore, specialmente per i più giovani.
Nel caos totale in cui versa la Politica italiana, il Governo appena insediato, debole e contraddittorio, che molto probabilmente non riuscirà a fare niente se non perdere tempo ulteriore, non si fa carico della responsabilità di governare e trovare risposte ai problemi degli italiani, bensì affida il tutto ad un gruppo di “saggi”, tecnici ancora, nella speranza che ancora una volta le soluzioni le trovino altri.
Il Parlamento stesso si è spogliato del suo ruolo di legislatore. Domanda semplice e banale: ma cosa ci stanno a fare questi eletti in Parlamento?
L’esperienza Monti ha insegnato che essere professore di economia non serve a salvare un Paese e il suo sistema produttivo-economico-sociale. Essere un professore non è di per sé garanzia di nulla. La Politica deve essere fatta da gente competente, certo, ma questo non significa che solo i professori possano essere capaci di trovare soluzioni, altrimenti avremmo non più una democrazia, ma un’oligarchia di filosofi e pensatori sul modello platonico di Repubblica.
Gli eletti hanno l’obbligo di legiferare e governare, perché i cittadini hanno demandato loro questi poteri. La società civile è un interlocutore fondamentale, ma non può essere il surrogato della Politica, né è la base. I “pensatori” non sono dei messia, sono interlocutori privilegiati, ma non i decisori. Ecco perché vedo in questo ultima decisione del Governo Letta un fallimento a 360° per la Politica, perché ha demandato a terzi ciò che grava prima di tutto su di sé.
Infine, il fallimento generale del nostro sistema democratico e sociale.
Sì, la democrazia in Italia è arrivata a livelli minimi. Abbiamo scontri istituzionali feroci, basati su interessi privati (Berlusconi e la magistratura “politicizzata”), indagini sulle stragi e contrasti con il Presidente della Repubblica, i media che manipolano le informazioni per rincorrere uno scoop a costo di falsare o velare la verità, un sottobosco di degrado culturale e valoriale, denunciato proprio oggi da Napolitano stesso e da Papa Francesco. I cittadini smarriti, incapaci ormai di provare passione per la Politica e dunque un sistema via via sempre più debole e delegittimato, perché se il 50% degli aventi diritto non vota, gli eletti che legittimazione possono avere? Insomma, credo che il fondo sia ormai vicino e quindi vorrei concludere con una posizione ottimistica.
C’è una forza in ciascuno di noi, in quanto esseri umani, che ci consente di risalire la china, quando si tocca il fondo. Questa pulsione primordiale, che si avvicina molto all’istinto di autoconservazione, è definita in psicologia come “resilienza”, la capacità di reazione quando tutto è vissuto come inesorabile. Questa pulsione deve essere risvegliata al più presto, occorre trovare la forza nella società, per reagire a questo degrado politico, sociale, umano e istituzionale. Tale forza non ha a che vedere con la violenza, ma con la consapevolezza che le risorse umane per generare un cambiamento ci sono, e che tali risorse aspettano solo di essere attivate e sfruttate.
La Politica deve trasformare se stessa, riconquistare il proprio ruolo e soprattutto ripopolarsi di gente valida e capace, e non per questo necessariamente professori di economia o avvocati. Ma gente preparata che abbia a cuore il bene comune e che voglia davvero “fare” e non solo “urlare”.
Allora affidiamoci alla speranza, perché “Spes ultima Dea est”. Malgrado tutto, alla fine quella forza c’è ancora, ci aspetta. La speranza che tra tutte le cose, dicevano i romani, è la più preziosa.
Auguri.