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Il Made in Italy vince (ancora) all’estero

Un paese ricco di aziende dinamiche capaci di primeggiare all’estero con prodotti di alto valore tecnologico. L’Italia è anche questo, e non solo una nazione in cui le imprese arrancano per il crollo dei consumi interni.

Il vento di ottimismo arriva dai dati sull’export dell’Osservatorio Gea-Fondazione Edison che invitano a superare alcuni luoghi comuni, come spiega Marco Fortis vicepresidente Fondazione Edison. “L’Italia è uno dei 5 paesi manifatturieri del G20 ad avere un surplus nella bilancia commerciale con l’estero che l’anno scorso ha toccato un record di 115 mld di dollari. Nei 37 principali mercati emergenti per l’Italia noi esportiamo 100 mld di euro, cresciuti di 20 mld solo negli ultimi 5 anni”.

Numeri importanti, grazie a cui l’Italia è in grado di competere con la Germania soprattutto in mercati emergenti come Turchia, Russia, Emirati Arabi e Cina. E non solo negli storici settori Made in Italy come la moda. “Nei Paesi extra Ue l’anno scorso abbiamo avuto un surplus manifatturiero di 63 miliardi di dollari, due terzi dei quali generati dalla meccanica e dai mezzi di trasporto”. Insomma dove la domanda c’è, le imprese italiane rispondono nonostante le difficoltà del sistema Paese. Carlo Marinoni, senior partner Gea. “Bisognerebbe contrastare con puntualità ogni critica, sappiamo quali sono i problemi italiani, la giustizia, l’apparato statale ma questo non significa che le nostre imprese non siano competitive all’estero”.



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