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Michela Marzano e il cattolicume nostrano

 

Michela Marzano, filosofa e deputata Pd: una storia di tutto rispetto. Che vuoi di più dalla vita? Insegni in Francia e dunque puoi sputare su tutto ciò che anche lontanamente si accosta alla tua terra natìa – perché si nasce non per scelta, direbbe la filosofa -, l’Italia, per giunta, infine, in qualche modo berlusconiana, cioè schifosa e indecente; ma sei anche deputata Pd, quindi appartieni ad una schiatta di nichilisti, orgogliosi di aver perso le proprie radici popolar-comuniste e di essersi trasformati in alieni, esponenti di un partito radicale di massa: il copione c’è tutto.

Ergo: puoi tranquillamente essere invitata al Festival Biblico e puoi ancora più tranquillamente esprimere posizioni abortiste e a favore della pillola RU486, la panacea di ogni male e l’incunabolo laico – si fa per dire – di ogni libertà individuale, tanto che ti frega? Ci sono i religiosi paolini che ti sponsorizzano e ti mettono intorno anche un cordone sanitario fatto di servizio d’ordine – oh, sia chiaro, gente di tutto rispetto, professori di religione, come tengono a specificare i cani di guardia della festa marzianana, da marziani catto-alienati -, così che tu possa predicare il tuo verbo senza intralcio alcuno e senza la benché minima presenza di contraddittorio. Come dire: la libertà a senso unico.

Questi sono i cristiani “perbene” criticati duramente da Papa Francesco che, ad essi, preferisce la gente vera e solidamente ancorata alla fede tradizionale, cioè la fede, si licet parva etc. etc.

Ma di questi cristianucci è pieno il mondo banale di oggi, senza sale e vigore, fatto di gente che vuole intrupparsi ad ogni costo, perché convinta che, senza il grande fratello di supporto, non vi sia neanche il riporto: così diventano appunto cani da riporto.

Il problema non è la filosofa Michela Marzano, che non è né una Hanna Arendt né, tantomeno, una Simone Weil, a mio modesto avviso di pennivendolo provinciale senza potere; il problema è piuttosto quello stuolo di cattolicume progressista e prono a questa cultura nichilistica e vuota, morta di fatto negli ambienti laici come si deve, cioè pensanti – basti pensare al dibattito americano sulla famiglia e perfino alla battaglia contro il matrimonio fra omosessuali e a favore della famiglia naturale in terra di Francia, il che è tutto dire -, un culturame che, per legittimarsi anche mediaticamente e perfino con tanto di marketing, nell’alveo del protopensiero stile “Repubblica”, venderebbe madre, padre e anche qualche fratello, se ve ne fosse in giro, da qualche parte.

Un pensiero, figlio dell’errata ed equivoca percezione del Vaticano II, a sua volta in dialogo con una modernità che Romano Guardini aveva dichiarato, argomenti tosti alla mano, morta, già nel 1950, non so se mi spiego.

Dunque: complimenti alla Marzano, che non riconosco in quella donna che aveva rilasciato più di un anno fa un’intervista degna di attenzione al mensile di Cl, “Tracce”, ma tant’è: come si cambia per non morire (è un’ipotesi?).

La filosofa ha raccolto successi, forte di ciò che Balthasar aveva profetizzato alcuni decenni orsono: non c’è più bisogno di ammazzare cristiani, si sono già consegnati al nemico. Ops, paroletta politicamente scorretta – nemico -, non sia mai, siamo tutti fratelli, naturalmente; ma, prima di amare quelli più vicini, come san Paolo e sant’Agostino insegnavano, me la sbrigo con i più lontani. E poi chiamo “dialogo” questa pratica.

Inutile esclamare, come fanno certi tradizionalisti fuori dalla temperie attuale e dunque perdenti a priori: o tempora o mores. Non è questione di lamentazioni o posizioni di altro genere, qui circola l’equivoco di fondo: che il Moderno, oggi, sia l’unico linguaggio e l’unica “verità” degna di cittadinanza, laddove proprio questo Moderno è morto e sepolto ovunque non vi siano stati e università laicisti a dominare, con tempra autenticamente reazionaria.

In soldoni: la reazione pura è questo linguaggio clerical-modernista; lo sviluppo dinamico del pensiero e della vita è la tradizione cattolica e il linguaggio religioso e intellettuale da essa scaturente.

Tutto il resto, per citare ancora un adagio geniale e insuperato, è noia. Perché, di fronte a questa roba che non scalfisce niente della realtà e non aggiunge alcunché alla verità umana, uno, se pensa ed ha una domanda nel cuore che fa?

Semplice: si annoia.

Evviva allora il servizio d’ordine, si allea con la Noia Arcimoderna e diventa molto, ma molto arcitaliano, purtroppo in assenza di un Malaparte.

 

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