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Non nominare il nome di Grillo invano

 

Tra le tante accuse che sono state mosse alla Senatrice Adele Gambaro c’è quella di aver danneggiato il Movimento che rappresenta. Un crimine, in realtà di lesa maestà.

A seguito delle elezioni amministrative e del brutto risultato ottenuto dal M5S in tutta Italia, la Senatrice Gambaro, fermata da un giornalista di SKYTG24 aveva detto che i toni della comunicazione di Grillo erano stati pagati dal movimento, con una pessima performance elettorale.

> qui intervista integrale <

L’analisi della Senatrice Gambaro sposa (in parte) la mia. E sicuramente ripropone la questione della “democrazia interna” e del “modo di fare politica” che ho sempre contestato, in numerosi interventi qua su Formiche.net e sulla rivista di studi politici e della pace dell’Università di Pisa.

Le accuse mosse al Parlamento, definito da Grillo come una tomba maleodorante, hanno fatto “arricciare il naso” alla senatrice, e non solo a lei. Il motivo è che gli eletti del M5S sono ora parte del Parlamento, l’istituzione regina di questo nostro sistema, sicuramente da riformare, ma comunque da difendere e rispettare.

A dispetto delle affermazioni da “copione” dell’alfiere Roberto Fico, la Senatrice ha avuto l’onestà intellettuale di riconoscere nel linguaggio “sporco” di Grillo (che poteva andare bene per gli show comici) uno dei problemi del Movimento e dunque una delle cause del flop elettorale. La Senatrice invita Grillo ad andare in Parlamento e vedere cosa fanno tutti i giorni, anziché scrivere post, dice la Gambaro, dovrebbe osservare di più.

Grillo reagisce > qua il post <

Una buona parte degli elettori del M5S proveniva dal CS e dal CD. Una volta assestato il colpo, riorganizzata la maggioranza e formato il governo, buona parte di questi elettori (probabilmente) si è rifugiata nell’astensionismo, perché la proposta a cinque stelle non li ha più convinti e altri hanno rivotato il proprio partito (forse la componente minoritaria). In Sicilia, dove il M5S era presente fin da prima delle elezioni politiche, il risultato è stato il più deludente. In alcuni comuni ha raggiunto a stento il 4%. Solo a Ragusa il candidato del M5S è andato al ballottaggio con un 16%, davvero un pessimo risultato.

Grillo ha tuonato contro il mondo: contro i partiti, contro gli elettori, contro i suoi candidati e contro i giornalisti. Insomma, il M5S ha vinto 3 comuni sotto i 15mila abitanti ed ha ottenuto numerosi consiglieri: una vittoria formidabile, secondo l’alfiere Fico e secondo il Capo Grillo. Questa la visione ufficiale nel “magnifico mondo di Beppe”. La Senatrice, che ha detto solo cose di buon senso e ovvie, data la realtà dei numeri, è stata messa a processo.

L’intervista della Gambaro, dicono i fedelissimi di Grillo, ha danneggiato il Movimento, perché con quelle parole ha tradito gli ideali condivisi e ha infranto il regolamento.

Ma la Gambaro che regola avrebbe infranto? Nessuna.

Grillo ha tuonato per la sua espulsione, i fedelissimi si sono accodati e malgrado nel regolamento sia previsto l’uso dello streaming per ogni discussione, nel caso della Gambaro (come in molti altri casi) lo streaming è stato annullato. Ma la trasparenza? Le regole possono essere infrante quando fa comodo a Grillo e solo lui lo può fare, insomma, il motto “uno vale uno” non si addice proprio a questo movimento, perché Beppe vale un po’ di più degli altri.

La Senatrice Gambaro ha infranto il vero primo principio del M5S ossia “non nominare il nome di Grillo invano”. Proprio così, questa regola implicita è quella che davvero conta. E a poco sono servite le proteste di una parte consistente degli eletti. La richiesta di espulsione è stata decisa e l’ultima parola spetterà al popolo della rete. La democrazia non è questa, non è nemmeno politica. Tutto questo show è davvero pietoso, per un movimento che si diceva innovatore, democratico, orizzontale e rivoluzionario. Perdonatemi, ma a me sembra di vedere l’inquisizione di Savonarola, o come ha detto un’altra deputata del M5S, Paola Pinna, un dramma di psico-polizia.

Nella grillocrazia non è consentito parlare male del Capo (anche se Fico dice che Grillo non è il Capo, eppure ogni sua richiesta è legge), non è consentito avere una propria visione delle cose, non è consentito parlare se l’assemblea non ha approvato quello che si deve dire (altro che romanzo orwelliano) e soprattutto, mai dire che non è stato un successo, l’evidenza non conta, conta solo quello che allieta Beppe.

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