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Draghi, l’unione bancaria e la diplomazia sotterranea europea

Vero o falso che sia, la smentita della Bce della ricostruzione del Frankfurter Allgemeine Zeitung (Faz) c’è stata. E oggi a tornare sul tema rassicurando governi e mercati è stato Ewald Nowotny, il membro austriaco del Consiglio dei Governatori dell’Eurotower. La politica della Bce resterà accomodante, ha assicurato, ma l’occhietto a Berlino Nowotny l’ha fatto in materia bancaria. Un colpo al cerchio e l’altro alla botte. Sarà questa la strategia della Bce?

Le rassicurazioni di Nowotny

“In questa situazione le banche centrali hanno reagito in modo rapido e deciso adottando misure convenzionali e non convenzionali e, per quanto riguarda, il sistema finanziario, si è ottenuto un discreto livello di stabilizzazione”, ha affermato Nowotny, “ma vediamo ancora forti criticità per il sistema bancario e, soprattutto in Europa, vediamo un’economia reale ancora in sofferenza e finanze pubbliche in eccessiva tensione: ecco perché è ancora necessaria una politica monetaria dall’approccio accomodante”. In sostanza, non ci sono alternative ragionevoli, al momento, alle misure monetarie della Bce secondo Nowotny, che ha inoltre indicato la Bce, secondo quanto riporta l’Apa (Austria Press Agentur) come una delle banche centrali più indipendenti al mondo. “Repetita iuvant”, insomma, almeno secondo Nowotny.

Il focus dell’Unione bancaria

Una rotta che metterebbe a rischio la decisione della Corte tedesca di Karlsruhe, che dovrà stabilire se i piani d’acquisto di titoli della Bce, le Omt (Outright Monetary Trasitions) siano compatibili o no con la costituzione di Berlino. E’ per questo che la virata di Nowotny sull’unione bancaria suscita qualche sospetto. Infatti secondo l’austriaco membro della Bce, quando partirà la supervisione bancaria europea, dovrebbe prendere in considerazione l’ipotesi di focalizzarsi inizialmente solo sulle banche maggiori per poi gradualmente ampliare il campo di azione. ”Può avere senso seguire il suggerimento di alcuni colleghi tedeschi di iniziare con un piccolo numero di grandi banche e procedere così secondo un approccio scaglionato”.

Trattativa Unione bancaria-Omt?

Un suggerimento che lascia perplessi. Volersi assicurare della solidità degli istituti di credito più grandi nell’Unione europea e quindi rappresentanti un rischio sistemico maggiore è una scelta che ha un suo senso logico, certo. Ma l’idea di lasciare ad un secondo momento il controllo degli istituti di minori dimensioni combacia bene con le tradizionali ritrosie tedesche sul tema. A stare tanto a cuore di Merkel e del governatore della Bundesbank Jens Weidmann sono infatti le Landesbanken, le banche controllate dalle regioni, in cui la garanzia statale a management condizionati dalla politica si è rivelata un cocktail micidiale per favorire l’azzardo morale e abbassare le difese anti-rischio. E le debolezze del sistema, non a caso, sono emerse tutte con la crisi finanziaria.

Nessun problema Landesbanken

Oggi, come riporta l’Irish Times, i profitti complessivi delle Landesbanken hanno raggiunto il loro picco dall’inizio della crisi finanziaria. Una stabilizzazione importante per il settore, tra quelli ad aver beneficiato in misura maggiore degli aiuti di Stato tedeschi con il salvataggio dei sei istituti più importanti. Un miglioramento dei bilanci che ha spinto la cancelliera Angela Merkel a dichiarare che il settore “ha riacquistato il passo giusto”.

Ma l’allarme sarà rientrato completamente? Difficile dirlo, se l’unione bancaria che dovrà vigilare sui bilanci degli istituti di credito vede l’opposizione sostanziale della Germania. Proprio per nascondere all’Eurotower numeri e misteri delle banche regionali.

Lo stress test progettato dalla Bce

Ma, come riporta La Stampa, secondo il settimanale tedesco Die Zeit, la Bce si starebbe preparando, insieme alle banche centrali nazionali, a controllare e ripulire dal prossimo autunno i bilanci di 140 banche che coprono circa l’80% del mercato europeo. E “il compito di mettere il naso, assieme alle autorità nazionali, nei conti delle banche verrebbe affidato a un italiano, Ignazio Angeloni, attualmente a capo della divisione della Bce che si occupa della stabilità finanziaria. Con scarsissimo senso del pudore Die Zeit scrive che il piano potrebbe subire ritardi ‘a causa delle resistenze della Francia e dell’Italia di consentire ad esterni di controllare i bilanci delle loro banche'”.

L’ok all’Omt in cambio di un focus iniziale dell’unione bancaria, se riuscirà ad essere davvero operativa, solo sugli istituti di credito più grandi e dai bilanci già più trasparenti? Investimenti, progetti e integrazione, a livello europeo, restano un problema di primo piano, in uno schema che si carica piano e faticosamente. A scaricare, le colpe, i Paesi membri sono invece già bravissimi.

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