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Luci e ombre del pacchetto lavoro del governo Letta

Un passo in avanti nella giusta direzione. È questo forse il commento più equilibrato sul pacchetto lavoro approvato dal governo Letta. È certamente lodevole che l’esecutivo abbia varato misure a favore della disoccupazione giovanile, perché non possiamo permetterci di mettere a rischio la coesione sociale e la stessa democraticità del paese lasciando tanti giovani senza una prospettiva di vita.

Ma è altrettanto vero che non saranno gli sgravi decisi sul costo del lavoro a convincere le imprese ad assumere, per la semplice ragione che non saprebbero cosa far fare a questi neoassunti, considerando che la produzione langue.

Confindustria ci ha avvertiti che si sono persi 700mila posti di lavoro dall’inizio della crisi, ma non per l’elevato costo del lavoro. Che il cuneo fiscale e contributivo debba calare e che il decreto del governo vada in questa direzione è verissimo, ma al momento l’unica cosa importante è cercare di far ripartire la produzione, miracolo che solo una ripresa dei consumi interni può realizzare.

Per questo è stata molto importante la decisione di cominciare a pagare i debiti della pubblica amministrazione verso il sistema delle imprese, perché è questo il modo per rimettere un po’ di risorse in giro. Ed è altrettanto importante quanto è stato deciso a Bruxelles dal Consiglio europeo, nonostante la limitatezza delle risorse che saranno a disposizione del nostro paese.

(sintesi di un commento più ampio che si può leggere qui)


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