Caro Direttore,
prima di tutto la ringrazio per darmi la possibilità di precisare meglio il mio pensiero, non tanto rispetto all’intervista rilasciata a Liberi.tv, ma alla “traduzione” giornalistica che ne è stata fatta. E la traduzione travisa, non di poco, il senso delle mie parole, ignorando altre parti, per me più importanti, della stessa intervista.
Il mio intervento riguardava il metodo seguito, che – sintetizzo – mi è sembrato voler indurre una separazione, una divisione, che io non vedo, tra “radicali favorevoli alla battaglia sulla giustizia” e “radicali contrari alla battaglia sulla giustizia”. Nulla impediva di coordinarsi, di definire tutti insieme un pacchetto complessivo, e di marciare uniti verso i comuni obiettivi sin dal primo concepimento della campagna referendaria. Nulla che non potesse essere facilmente superato o risolto. Detto questo… cosa fatta, capo ha. E infatti, nel merito dei quesiti sulla giustizia ho sostenuto, sia nell’intervista che nelle riunioni, che il pacchetto “giustizia giusta” rappresenta, in positivo, una grande opportunità, un completamento, un’apertura: la campagna, per i radicali, non può che essere “per dodici referendum radicali”, cercando poi su ciascun quesito alleanze, altri partiti, movimenti, associazioni, liberi cittadini che possano aiutarci a raccogliere le firme, secondo il principio, da noi sempre seguito, della “unione laica delle forze” su un obiettivo condiviso. Chi ci sta – chiunque sia, dal più “sinistro” al più “destro” – è benvenuto.
Allo stesso modo, non mi convince proprio la distinzione tra “radicali di destra” e “radicali di sinistra”: ci sono i radicali e basta. Il problema è un altro: pare che in Italia per essere libertari si possa essere solo, “etnicamente”, “di sinistra”, mentre essere “liberisti” comporti l’essere, altrettanto “etnicamente”, “di destra”. Mettere insieme le due cose, come facciamo – come siamo – da sempre noi radicali, pare proprio che mandi in tilt un sacco di gente. “Volati gli stracci” (fosse la prima volta!) si lavora tutti insieme sui dodici quesiti. E, per portarli a casa, sarà ancora una volta decisiva l’informazione sui contenuti, il rispetto del diritto dei cittadini a “conoscere per deliberare”, il rientro nella legalità.
Voi di Formiche.net che fate, ci date una mano?
Post scriptum. Sono laico, per cui se Berlusconi vuole dare una mano sui quesiti sulla giustizia è il… bentornato. Con la speranza che non faccia come nel 2000, quando prima sostenne un pacchetto molto simile e poi, a pochi giorni dal voto referendario, invitò – come, peraltro, i Ds – i cittadini a far mancare il quorum astenendosi, con la motivazione che, una volta al governo, ci avrebbe pensato lui (“ghe pensi mì”). Non ci ha pensato lui, non ci ha pensato il centrosinistra, non ci ha pensato il Presidente della Repubblica con un messaggio alle Camere, e la giustizia non potrebbe essere più ingiusta di come è oggi.
Michele De Lucia
Tesoriere di Radicali italiani