Tutta l’ipocrisia delle nomine trasparenti del governo è stata squarciata dopo l’incontro fra il segretario ufficiale del Pd, Epifani, e quello vero, che è rimasto Bersani. Al fine del summit fra i due esponenti della sinistra un fotografo ha colto il particolare di un bigliettino tenuto per mano dall’ex numero uno della Cgil.
Il Corriere vi ha fatto uno scoop, ripreso dal solo e meritevole Fatto quotidiano. Cosa si poteva leggere? Semplice: che l’argomento dell’interesse del Pd era ed è il risiko delle nomine. Si sono potuti leggere i nomi di Zampini (verosimilmente per la guida di Finmeccanica) e del fedelissimo Minopoli che, da presidente di Ansaldo Nucleare potrebbe andare in Sogin e costruire un polo dell’industria atomica e della sua dismissione (intuizione, se così fosse, particolarmente intrigante). Si poteva quindi leggere di Cdp che è la mamma di tutte le nomine poiché dalla holding discendono Sace, Simest, F2i, Fondo strategico ed altre società dall’interesse non banale.
Ora, soltanto gli ipocriti potrebbero scandalizzarsi e tanto più che i nomi citati si riferiscono a persone stimabilissime peraltro danneggiate dall’essere tirate in ballo dai partiti. Peccato che quegli ipocriti siano proprio quelli dichiarano di volersi ispirare a non precisati criteri di trasparenza e merito e poi si chiudono nelle loro stanze per appuntarsi i nomi degli amici da mettere sulle poltrone che contano. Il presidente del Consiglio e il ministro dell’Economia che con una scelta imprevista avevano fatto slittare ancora le assemblee delle partecipate pubbliche adducendo queste moralistiche considerazioni, non hanno nulla da dire? E, soprattutto, alla luce di quanto emerge, non è da escludere che qualcuno degli azionisti di minoranza di Finmeccanica voglia intentare causa al Mef per i danni arrecati al titolo a causa dell’inspiegabile ma dannosissimo rinvio. Oltre al danno sarebbe la beffa per un governo che ha la qualità di essere politico ma ha il limite di vergognarsene.