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Presidenzialismo? Io preferisco il premierato. Parla D’Alia

Presidenzialismo? E perché non preferire un premierato più consono rispetto all’architettura costituzionale che non sarebbe così troppo stravolta? A chiederselo, mentre l’ipotesi semipresidenzialista trova proseliti con molti mugugni nel Pd, è il ministro Gianpiero D’Alia, esponente dell’Udc.

La tesi di D’Alia 

“Sarebbe meglio puntare sull’elezione diretta del premier lasciando alla presidenza della Repubblica l’attuale ruolo di garanzia”. E’ quello che pensa il ministro della Funzione pubblica Gianpiero D’Alia che in un’intervista al Corriere della Sera si dice “preoccupato” per il “nulla di fatto” che si rischia sulle riforme.

La preferenza per l’elezione diretta del premier

Meglio insistere sull’elezione diretta del premier, secondo D’Alia, in un percorso con altre due tappe: “Una legge che regoli i conflitti di interesse e la riforma del Titolo V della Costituzione’”che apra “a una governance più snella in materia di crescita e sviluppo”.

I rischi di un nulla di fatto

Il rischio è che si ripeta quanto accaduto nel 2012: “C’era l’intesa e un voto in commissione sul rafforzamento dei poteri del premier – ricorda – sul superamento del bicameralismo perfetto, sulla riduzione del numero dei parlamentari”. Poi “andò tutto a monte perché Silvio Berlusconi fece presentare in aula gli emendamenti sul semipresidenzialismo sapendo bene che non ci sarebbe stato il tempo per portarlo a termine”.

L’impasse per colpa di Pdl e Pd

“Poi – aggiunge il ministro – passammo alla legge elettorale, stabilendo un percorso che portò Pd, Pdl e Udc a siglare l’accordo su soglia di sbarramento per accedere al premio di maggioranza, introduzione della preferenza e divieto per le multi-candidature. Ma anche in quel caso tutto si fermo’ perché sia il Pd sia il Pdl avevano interesse a votare con il vecchio Porcellum”.

Le anomalie del presidenzialismo

“L’elezione diretta del presidente della Repubblica modifica la natura dello Stato – sottolinea D’Alia – la sede principale della sovranità popolare si sposta dal Parlamento a una sola persona” e il nuovo schema inciderebbe anche sui principi di autonomia e indipendenza della magistratura”. Invece “il premierato dà poteri forti al capo dell’esecutivo, lascia in equilibrio i rapporti tra legislativo ed esecutivo ma, soprattutto, lascia i poteri di garanzia al presidente della Repubblica”.


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