Sì, l’intento ufficiale è quello di smarcarsi dalla corsa alla segreteria del Pd. In vista del congresso di quest’autunno, Romano Prodi tiene a far sapere che non parteggerà per nessun candidato. Ma i toni rottamatori con cui spiega “My game is over”, “la mia partita è finita”, in una lettera al Corriere della Sera, sembrano offrire involontariamente (?) la sponda a Matteo Renzi.
Quello di Prodi infatti non è solo un annuncio che riguarda se stesso. Ma è anche un invito affinché altri prendano esempio dalla sua scelta di ritirarsi dalla vita politica. L’ex presidente del Consiglio cita “quasi” direttamente solo una persona, Silvio Berlusconi: “Riflettendo su tutto ciò voglio infine augurarmi che, anche chi è stato sconfitto nei due confronti diretti, possa meditare sul fatto che non dovrebbe essere solo la mia gara a una fine”.
Ma quando parla della necessità di “interpreti nuovi” sulla scena politica, sembra dire indirettamente a tutti quelli “vecchi” di lasciare il campo perché “in politica, come nello sport e forse in ogni attività, è preferibile scegliere il momento in cui finire il proprio lavoro, prima che questo momento venga deciso da altri o da eventi esterni”. Ed è difficile non pensare ai suoi compagni di partito e di stagioni politiche, ora tornati sulla cresta dell’onda come Walter Veltroni e Massimo D’Alema.
Un invito all’auto-rottamazione che suona come ennesimo, anche se indiretto, endorsement a quello che ne è stato il suo ideatore, Renzi appunto. Per il nuovo golden boy del centrosinistra italiano, sentito così vincente nella futura corsa al partito e al Paese che ora tutti, da Veltroni a D’Alema a Repubblica e al suo padre fondatore Eugenio Scalfari vogliono salire sul suo carro, la strada sembra sempre più in discesa.