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Rcs, che cosa cambia con la morte di Rotelli

Mentre Fiat si appresta a salire oltre il 20% dopo l’aumento di capitale da 421 milioni di Rcs, si spegne dopo una lunga malattia Giuseppe Rotelli, al momento primo socio col 16,66% fuori dal patto del gruppo che tra le altre cose pubblica Corriere della Sera.

Addio al primo socio fuori dal patto

Classe 1945, Rotelli aveva fatto il proprio ingresso nel “salotto finanziario” di Rcs nel 2006, attraverso la finanziaria di famiglia Pandette, diventando titolare del 5,065% dei diritti di voto. Da lì in poi l’imprenditore della sanità, proprietario del Gruppo Ospedaliero San Donato, aveva man mano rafforzato la propria partecipazione fino a salire, nell’aprile del 2012, all’attuale 16,66%, diventando primo socio del gruppo di via Rizzoli fuori dal patto che blinda il 58% del capitale. Tuttavia, già poco prima della morte, Rotelli aveva fatto sapere che non avrebbe preso parte all’operazione di ricapitalizzazione e che avrebbe venduto i diritti relativi alla quota. Una mossa che l’avrebbe portato (e che comunque porterà i suoi eredi) a ridimensionarsi fortemente dopo l’operazione, intorno al 4 per cento. E così, l’imprenditore della sanità è venuto a mancare proprio il 28 giugno, data cruciale per l’aumento di capitale di Rcs, che sancisce lo stop alla negoziazione in Borsa dei diritti (che saranno comunque sottoscrivibili fino al 5 luglio).

Il Lingotto fa incetta di diritti e sale ai vertici del Corriere

Chi di quei diritti deve avere fatto incetta è la Fiat, al momento azionista di Rcs al 10,5%, che il 28 giugno ha comunicato di avere “acquistato sui mercati regolamentati ulteriori 10,7 milioni di diritti di opzione che danno diritto alla sottoscrizione di 32,1 milioni di azioni ordinarie Rcs. A seguito di queste operazioni, al termine dell’aumento di capitale, nel caso in cui lo stesso risulti integralmente sottoscritto, la partecipazione di Fiat sarà pari al 20,135% del nuovo capitale sociale ordinario”. Una quota decisamente più elevata di quel 13,4% che il gruppo automobilistico si era detto disponibile a raggiungere tramite la sottoscrizione di una parte dell’eventuale inoptato legato all’aumento.

Prosegue il braccio di ferro con Della Valle

La mossa del Lingotto viene letta da qualche osservatore come una possibile risposta a Diego Della Valle, socio del gruppo editoriale con l’8,7% fuori dal patto, che più volte nei giorni scorsi ha invocato una revisione del piano di ristrutturazione di Rcs e un cambio ai vertici, senza tra l’altro risparmiare critiche al presidente di Fiat, John Elkann. Quest’ultimo, tuttavia, ancora il 27 giugno, aveva accordato fiducia sia all’amministratore delegato della società editoriale, Pietro Scott Jovane, sia al piano messo a punto dal manager. E’ evidente, in ogni caso, come il rafforzamento di Fiat (tra l’altro già socia di riferimento del quotidiano La Stampa) in Rcs possa spalancare le porte a una nuova era per il gruppo editoriale di via Rizzoli, caratterizzata da un maggiore peso dell’ala torinese, rappresentata proprio dal gruppo automobilistico, magari a discapito degli altri grandi soci Mediobanca e Intesa Sanpaolo. In ogni caso, c’è ancora attesa per le mosse di Della Valle, che non è detto che resti a guardare.


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