Recep Tayyip Erdogan, 59 anni, dopo Ataturk è il leader politicamente più longevo della Repubblica turca. Dopo aver vinto con l’Akp, il suo Partito per la Giustizia e lo Sviluppo, le elezioni politiche nel 2002, è stato nominato primo ministro il 14 marzo del 2003, carica che da allora non ha mai più abbandonato, rimanendo per 10 anni ininterrotti alla testa del governo turco, con tre rielezioni consecutive.
Di religione islamica, Erdogan sposato e padre di 4 figli, è entrato in politica nei primi anni Settanta, aderendo al partito conservatore Refah Partis e conquistando la poltrona di sindaco di Istanbul. La sua attività militante però subì una battuta d’arresto nel 1998 quando fu condannato e messo in prigione con l’accusa di incitamento all’odio religioso per aver declamato in pubblico i versi del poeta turco Ziya Gokalp, allora considerato un dissidente, che immaginava un popolo più moderno e occidentalizzato senza rinnegare i dettami della religione musulmana.
Probabilmente, fu proprio lui a influenzare la visione moderata di Erdogan della commissione tra politica e religione; un punto di vista che gli ha consentito di imprimere una spinta decisiva per avvicinare il suo Paese all’ Europa, al punto da arrivare a un passo dall’ingresso della Turchia nell’Unione europea, osteggiato però da Francia e Germania.
Il suo governo “moderato” comunque ha accelerato il cambiamento dello stile di vita nel Paese, molto più vicino allo mondo occidentale; condizione che ha facilitato importanti passi avanti della Turchia in campo economico, turistico e industriale. Non tutti però lo approvano e fra i principali detrattori di Erdogan ci sono proprio fazioni di islamici integralisti che non vedono di buon occhio questa “occidentalizzazione”.