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Repubblica sbeffeggia Bazoli e Cucchiani che salvano il concorrente Corriere

Al quartier generale milanese di Intesa Sanpaolo, la mattina del 27 giugno, quando hanno letto l’editoriale su Repubblica a firma di Tito Boeri, devono essere balzati sulla sedia. Sì, perché sull’aumento di capitale da oltre 400 milioni di euro di Rcs, la società che tra le altre cose edita il Corriere della Sera, quotidiano primo concorrente di Repubblica, l’economista alla banca non le manda certo a dire.

Il PS all’editoriale di Boeri

E così, in coda a un editoriale che parte dalla prima pagina del giornale del gruppo Espresso (che fa capo alla famiglia De Benedetti) incentrato sul pian lavoro, in forma di “post scriptum” (una formula molto in voga tra gli editorialisti negli ultimi tempi), si legge: “Come volevasi dimostrare, i diritti per partecipare all’aumento di capitale di Rcs non valgono più nulla. Banca Intesa, come ricordavamo una settimana fa, li ha acquistati a caro prezzo dai membri del patto di sindacato che non hanno partecipato all’aumento. Perché questo regalo? Non si potevano utilizzare queste risorse – chiude polemicamente Boeri – per erogare credito a chi crea posti di lavoro e valore anche per gli azionisti di Banca Intesa?”. Insomma, un duro attacco alla banca guidata dall’amministratore delegato Enrico Tomaso Cucchiani e al suo dominus Giovanni Bazoli, da sempre molto attento a quel che accade in Rcs, dove l’ottantenne viene descritto come un abile tessitore di trame.

Diritti sempre più giù a Piazza Affari

In effetti, Boeri tutti i torti non li ha perché a Piazza Affari, al termine della seduta del 27 giugno, i diritti relativi all’aumento hanno fatto segnare un nuovo brusco movimento al ribasso, finendo quasi a valere zero: sono caduti dell’80% posizionandosi a 0,0038 euro, mentre il 17 giugno, giorno in cui la ricapitalizzazione ha preso il via, viaggiavano a 1,4 euro. Decisamente meno importante il calo delle azioni ordinarie del gruppo editoriale di via Rizzoli, che hanno ceduto lo 0,3% a 1,485 euro.

L’incognita Della Valle

Tra i soci più forti di Rcs, Giuseppe Rotelli, cui fa capo una partecipazione del 16,6% fuori dal patto di sindacato, ha comunicato al 27 giugno di avere ceduto 9,6 milioni di diritti sui 18,3 milioni complessivi a lui spettanti. Nei giorni scorsi, qualcuno aveva sostenuto che almeno parte di questi diritti sarebbe potuta finire nel portafoglio di Diego Della Valle, socio di Rcs con un 8,7% pure fuori dal patto di sindacato. Tuttavia, ultimamente, sembra che quest’ultima eventualità stia perdendo smalto. E non è nemmeno chiaro se mister Tod’s sceglierà o meno di partecipare all’aumento di capitale.

Fiat diviene prima azionista?

Se Della Valle si limiterà a fare la propria parte, senza sottoscrivere i diritti di Rotelli, il gruppo Fiat, tra i grandi registi della ristrutturazione del gruppo insieme con Mediobanca e Intesa Sanpaolo, si appresta a diventare il primo socio di Rcs. Piazzetta Cuccia, infatti, dovrebbe restare al 14,94%, mentre la banca guidata da Cucchiani e il gruppo del Lingotto dovrebbero crescere sottoscrivendo parte dell’inoptato (che potrebbe anche essere rilevante) salendo rispettivamente dal 5% al 5,85% e dal 10,5% al 13,4 per cento. Le banche del consorzio di garanzia, dal canto loro, si sono impegnate a garantire la sottoscrizione di 184,5 milioni di euro.


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