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Ricominciamo a discutere

Il dibattito precongressuale del PD è entrato nella fase clou, a giorno sapremo se Matteo Renzi ufficializzerà la sua candidatura alla segreteria, attesa da tutti. L’aspetto che più colpisce e affascina è la discussione in atto nel centrosinistra; emergono posizioni differenti, alcune antitetiche, ma il fermento è positivo.

Dall’altra parte la discussione è assente. Il senso tattico prevale sull’orizzonte strategico, non si pensa ai prossimi 20 anni ma ai successivi 10 giorni, si continua ad “usare” Berlusconi come paravento dietro cui nascondersi. Il capolavoro berlusconiano, fatto da un uomo che ha rappresentato per quasi 20 anni il centrodestra italiano, non è ripetibile né ereditabile. Si deve ricominciare dal principio, dalla discussione, dall’aggregazione di tutte le forze politiche, economiche, imprenditoriali, culturali, intellettuali, associative che si riconoscono in alcuni valori che devono connotare un’area politica.

Non si deve discutere di come costruire l’ennesimo partito, sigla o movimento. Ci si deve confrontare sulla ricerca del minimo comune multiplo tra tutti gli interlocutori che si riconoscono in una visione dell’Italia. Il sentimento diffuso, che spiega in parte la forza attrattiva di Renzi nei confronti di parte dell’elettorato di centrodestra, è la mancanza di una discussione di metodo e di merito, che non si focalizzi solo sulle persone (aspetto fondamentale ma non primario) ma che parta dalle idee fondanti, base imprescindibile per costituire un soggetto politico forte. Questo passaggio permette lo sviluppo di leadership politiche forti e attraenti, in grado di allargare il perimetro e di calamitare consenso dall’esterno.

In questo periodo la passione politica è solo sopita, dormiente, in attesa di un catalizzatore che metta nelle condizioni di dare vita a questa discussione. Qualcuno si farà avanti?



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