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Robert Doisneau, la libertà in bianco e nero.

Dopo i successi a Parigi presso l’Hotel de la Ville, in Giappone al Mitsukoshi di Tokyo e all’Isetan Museum di Kyoto, al Palazzo delle Esposizioni di Roma, e allo Spazio Oberdan di Milano, la grande rassegna antologica dedicata a Robert Doisneau, nel centenario della sua nascita, approda a Napoli dove si potrà vedere fino al 23 settembre 2013 alla Reggia di Caserta, per iniziativa della Soprintendenza, dell’Atelier Doisneau, della Fratelli Alinari Fondazione per la Storia della Fotografia e di Civita, con il patrocinio della Ville de Paris.

Disobbedire mi sembra una funzione vitale e devo dire che non me ne sono mai privato“. [Robert Doisneau]

La mostra è un inno alla libertà, il senso di una vita dedicata da Robert Doisneau alla fotografia e che lui stesso riassume così: “Le poche immagini che, nella corsa del tempo, continuano a restare a galla ammucchiandosi come tappi di sughero nel mulinello di un fiume, sono state scattate durante le ore rubate ai miei vari datori di lavoro. Disobbedire mi sembra una funzione vitale e devo dire che non me ne sono mai privato”.

Oltre 200 fotografie originali, scattate da Robert Doisneau nella Ville Lumière tra il 1934 e il 1991 e raggruppate tematicamente ripercorrendo i soggetti a lui più cari. Il percorso visivo conduce il visitatore in una emozionante passeggiata nei giardini di Parigi, lungo la Senna, per le strade del centro e della periferia, e poi nei bistrot, negli atelier di moda e nelle gallerie d’arte della capitale francese. Suggestioni incredibili in bianco e nero, che hanno reso Robert Doisneau il più illustre rappresentante della fotografia “umanista” in Francia, tanto che le sue immagini sono oggi conservate nelle più grandi collezioni e sono esposte in tutto il mondo.

La mostra, certamente tra le più belle dell’anno, non si può perdere soprattutto dopo aver letto queste parole dello stesso Doisneau in uno scritto del 1984:

“Oggi posso tranquillamente confessare che quella di lasciare alle future generazioni una testimonianza della Parigi dell’epoca in cui ho tentato di vivere è stata l’ultima delle mie preoccupazioni. Se mi fossi sistematicamente imposto una missione del genere, avrei accumulato milioni di immagini, ma in cambio di chissà quante giornate senza piacere. No: nella mia condotta non c’è mai stato nulla di premeditato. A mettermi in moto è sempre stata la luce del mattino, mai il ragionamento. D’altronde che c’era di ragionevole nell’essere innamorato di quello che vedevo? Non mi sono mai posto la domanda e non me ne pento: chi blocca la suoneria della sveglia non può più conoscere l’ora.”

Scritto da Riccardo Cattani / BYCAM

 


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