Dopo il polverone provocato dall’articolo del Financial Times di oggi in cui si sottolineano le possibili perdite per il nostro Paese a causa dei contratti derivati strutturati alla fine degli anni Novanta, la garanzia per i conti dello Stato arriva direttamente dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.
“Gli strumenti di protezione dal rischio di interesse oggi gestiti non comportano perdite”, precisa il ministero in merito alle “illazioni avanzate da alcune testate”, fornendo precisazioni e chiarimenti.
La smentita
È “assolutamente priva di ogni fondamento” l`ipotesi che la Repubblica Italiana abbia utilizzato i derivati alla fine degli anni Novanta per creare le condizioni richieste per l’entrata nell’euro. Le operazioni poste in essere all’epoca “sono state sempre registrate correttamente secondo una prassi consolidata, nel rispetto dei principi contabili sia nazionali che europei. I controlli effettuati sistematicamente dall’Eurostat a far tempo dalla seconda metà degli anni Novanta, anche quelli conseguenti all’introduzione in più fasi di nuove linee guida sugli strumenti finanziari derivati, hanno sempre confermato la regolarità della contabilizzazione di queste operazioni”, spiega Via Venti Settembre.
I contatti con la Corte dei Conti
“Il Tesoro – prosegue – fornisce regolarmente ogni sei mesi alla Corte dei Conti tutta la documentazione relativa alle operazioni condotte in strumenti di finanza derivata. La Corte dei Conti nel mese di marzo 2013, tramite la Guardia di Finanza, ha chiesto la documentazione inerente alla sola attività di chiusura di un gruppo consistente di operazioni con Morgan Stanley. A fronte di tale richiesta, il Tesoro ha fornito tutta la documentazione richiesta, secondo tempi concordati con la Guardia di Finanza stessa, per ciascuna operazione, inclusi i contratti pregressi dai quali ciascuna operazione ha avuto origine (copia di ciascun contratto e relativo decreto ministeriale con il quale ogni singola operazione è stata formalmente approvata) corredata da una circostanziata relazione esplicativa”.
Le motivazioni
La filosofia di fondo dell’operatività in derivati della Repubblica si basa su criteri ispirati al perseguimento dell`interesse dello Stato, mirando alla protezione dai rischi di mercato, primi fra tutti il rischio di cambio e il rischio di tasso di interesse. Con riferimento in particolare a quest’ultimo, l’attività in derivati – sottolinea il ministero – è stata mirata a conseguire l’allungamento della duration complessiva del debito, al fine di proteggere da un eventuale rialzo dei tassi, pagando tasso fisso e ricevendo variabile. Tale funzione prettamente assicurativa è stata perseguita attraverso IRS (interest rate swap) e opzioni su tassi di interesse (swaption), fissando tassi a lungo termine che, al momento della sottoscrizione, risultavano storicamente ai minimi per la scadenza cui si riferivano. Bloccare attraverso derivati un tasso fisso “a pagare” in contropartita di un tasso variabile “a ricevere” rappresenta una protezione verso futuri shock sui tassi di interesse, situazione peraltro sperimentata dallo Stato italiano a più riprese e con un`evidenza particolarmente significativa a seguito della grave crisi monetaria e finanziaria del 1992.