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Scelta civica ed il partito che non c’è

Nel 1959 Italo Calvino scrisse il suo racconto “il cavaliere inesistente”. Nel 2013 il “Cavaliere”, per quanto ammaccato, esiste eccome e di inesistente vi è invece il suo partito. Lo confermano, per quanto possa occorrere, anche i suoi esponenti che dichiarano l’ovvio ai giornali, che cioè, ad oggi, il Pdl non sopravviverebbe al suo leader.

Nel lucido editoriale di Michele Salvati sul Corriere (“il vero partito mai nato”) tale diagnosi di inconsistenza endemica è correttamente estesa all’intero arco politico. Tratti fantasmatici hanno non solo il Pdl ma anche, senza ombra di dubbio, il movimento 5 stelle. Una forza politica che si autodefinisce a democrazia “virtuale” , dunque inesistente, essendo invece la fisiologia democratica fatta di carne e sangue e soprattutto di regole sulla contendibilità della leadership. Per essa incredibilmente attuale suona la metafora di Torrismondo, che sempre nel romanzo di Calvino, si mette alla ricerca dei cavalieri del Graal, per farsi riconoscere come figlio da quest’ordine, ma perde le sue ultime speranze quando questi si rivelano come una setta mistica, estraniata dalla realtà e per di più priva di una vera coscienza etica. Inesistente è certamente, ad oggi, Scelta Civica, per la quale però nei giorni scorsi, il prof. Monti ha fatto battere, al tavolo di una conferenza stampa il cui numero degli astanti si addiceva più ad una seduta spiritica, 9 colpi (programmatici).

Prima di allora il silenzio più rigoroso rotto solo da notizie di disimpegni e divergenze e la promessa (minaccia per alcuni) della sua “fondazione” quale partito strutturato ed effettivamente esistente. Situazione bizzarra l’attuale. Secondo Salvati non siamo in un regime di “partito unico” ma di “unico partito”, il Pd, che però non è mai nato. Ma anche un significativo partito, alternativo al centro sinistra, istituzionalizzato e dotato di vita propria, vuoi per volontà del suo leader o per altri motivi, non è mai esistito. Dunque i partiti della seconda repubblica hanno salute cagionevole e sopravvivenza a rischio, almeno come tali. I nuovi partiti non esistono ancora. Se è vero che la politica, come la natura, aborre il vuoto, non può non rivelarsi all’osservazione delle cose, che tale vuoto ad oggi è stato riempito da altro vuoto. Eppure la domanda, che nella teoria economica keinesiana classica dovrebbe creare l’offerta, è possente.

La domanda di innovazione politica
Vi è, all’evidenza, nella società italiana un fortissima domanda di innovazione nell’offerta politica che Scelta Civica non è stata in grado di intercettare. Le percentuali di astensione, combinate con un (ancora significativo) voto accreditato al movimento 5 stelle e lì, in parcheggio, lo dimostrano senza ombra di dubbio. Un bacino elettorale enorme. Entrare in sintonia ed intercettare tale domanda vuol dire aver capito da dove spira il vento e, se lo si capisce, le vele di chi farebbe salpare tale nave, si riempirebbero. L’errore più grave che il partito di Monti ha compiuto in campagna elettorale, a giudizio di scrive, non è stato dare un passaggio a Fini e Casini nella traghettata verso la c.d. “terza repubblica”. Certo la loro presenza ha reso molto difficile una comunicazione che facesse leva proprio su questi elementi di novità e freschezza di Scelta Civica.

Ma conta molto di più la forza complessiva e propulsiva del tuo messaggio. Forza Italia fu percepita come una forza “rivoluzionaria” pur essendo il suo personale politico in larga parte di riciclo dal Psi e dalla vecchia Dc. No, la comunicazione di Scelta Civica era complessivamente debole perché era debole l’identità “radicalmente innovatrice”. Perché comunica bene chi ha chiare le cose nella sua testa. Perfino sull’Europa, l’agenda Monti era “timida”. In un tempo che ho scritto essere per l’Europa quello dei visionari e non dei funzionari. Questo Paese attende invero una grande forza di cambiamento responsabile. Di radicalismo riformatore, perché è il modello di sviluppo italiano che è entrato in crisi irreversibile. Il vecchio combinato disposto di: crescita a debito, inflazione e svalutazioni. Un partito dell’innovazione pragmatica con un forte anelito di cambiamento che investa tutti i plessi della società italiana. Dalle sue istituzioni alla sua economia. Ma anche un partito capace di indossare degli occhiali nuovi con cui leggere la realtà.

Oggi la sinistra tradizionale usa termini quali “giustizia” ed “equità” quali tic del linguaggio del suo vocabolario storico. Ma non vede la più clamorosa delle ingiustizie. Le generazioni che ci hanno preceduto hanno avuto una pressione fiscale significativamente minore, hanno tratto beneficio da una certa stabilità dei rapporti di lavoro che gli ha consentito di pianificare la loro esistenza, sono andati in pensione ad un età in cui ci si può ancora godere la vita, hanno assaporato un alto tenore di vita, artificiosamente alto in quanto basato sul debito messo sulle spalle dei loro figli e nipoti. Questi sono chiamati oggi a ripagare quel debito in un contesto di furiosa competizione e precarietà del lavoro dettati dalla globalizzazione. Più ingiusto di così. Tuttavia declamare e praticare politiche vigorosamente riformiste non basta per riempire quel vuoto. Ancora l’esperienza di Scelta Civica docet. O almeno dovrebbe, consigliando alla fase costituente della medesima di non perseverare nell’errore che, notoriamente, da umano, si trasforma in scelta di perdizione.

Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca (Ap 3,15-16)

Un’idea semplice, ma falsa, avrà sempre più peso nel mondo di un’idea vera, ma complessa (A. de Tocqueville)

Il Prof. Monti nel suo libro scritto insieme alla giornalista Sylvie Goulard, “La democrazia in Europa”, lo ha ben evidenziato riportando l’aforisma. Ciò nonostante, ci si è industriati durante le elezioni in difficili e molto articolati messaggi politici di non immediata decriptazione. Ad un paese che aveva sperimentato il Berlusconismo e gli effetti nefasti, nel lungo periodo, del governo della società nella sostanziale conservazione dell’esistente, ed al blocco sociale (asse nord, ma non solo, di imprenditori, artigiani, piccole e medie imprese, partite Iva) che ha messo il paese in mano a Berlusconi ed alla Lega e fuggiva da entrambi smarrito, si è proposta la formula “dell’unire i riformatori”.

Ma l’elettore si era abituato a collocare le iniziative politiche o da una parte o dall’altra. A punire nel tempo chi si poneva a cavaliere dei blocchi per lucrare rendite politiche di posizione. Ciò ché nel tempo ha fatto fallire ogni ipotesi neo-centrista . Quando l’abilissimo Berlusconi ha insistitentemente detto in campagna che Monti era una costola delle sinistra, che comunque avrebbero governato insieme, Vendola incluso (salvo farlo lui, pur senza Vendola) e che tanto valeva votare direttamente Bersani, ha inferto una ferita mortale alle ambizioni maggioritarie di Scelta Civica. Le ha bruciato ogni attrattiva verso quei grandi granai di voto che hanno continuato, con imbarazzo e minore portata, a votare ancora Berlusconi. Più efficace e semplice sarebbe stato e sarebbe, ancora, dire: “Scelta Civica nasce come progetto alternativo al centro sinistra (non alla sinistra si badi bene, al centro sinistra) e competitivo con l’attuale centro destra”.

Accettando l’endorsement del Partito Popolare Europeo non si sarebbe arrivati alla centesima domanda in campagna elettorale sul governo con Sel. Chiarezza di posizioni. Se la nuova formazione in gestazione vorrà avere un ruolo pivotale negli scenari futuri deve, da oggi, dal suo congresso fondativo, correggere l’attuale strabismo, dichiarare dove guarda e dove vuole approdare. Con i connessi rischi di perdere pezzi.

L’approdo politico
Vi è stato un momento all’inizio della scorsa tornata elettorale in cui Scelta Civica, al senato, in alcune regioni (Veneto ad esempio), non era lontana in termini di consenso dal Pdl. Ancora una volta, in questa tornata di voto amministrativo, se ve ne fosse bisogno, il Pdl ha dimostrato, senza Berlusconi, di avere uno scarsissimo appeal ed una inadeguata classe dirigente. Prima della sua eterna ri-discesa in campo il partito del Cavaliere veleggiava intorno al 14/15 %. Percentuali che, sempre al senato, Scelta Civica aveva effettivamente toccato (almeno in alcune regioni) per essere poi staccata alla distanza. Ora, può sembrare velleitario per la base elettorale di partenza attuale, ma la scelta di collocare Scelta Civica nell’alveo delle esperienze neo-Liberali o neo centriste, deve essere chiaro significhi non solo abbandonare ogni vocazione maggioritaria ma abbracciare una “vocazione minoritaria”. Ottima a dare una più efficace immagine di omogeneità culturale interna e forse di novità ma è molto probabile possa costituire un letto di Procuste alle ambizioni di lungo termine del movimento che potrebbe fungere da perno catalizzatore di una vera alternativa che c’è oggi nel paese.

Per essere più chiari, il Prof. Monti dovrebbe valutare se un contenitore più ampio per il suo partito non sia più adatto alle ambizioni (se ci sono) successive all’uscita di scena di Berlusconi. Ciò non accadrà domani, ma la stessa dinamica innestata da Renzi nel centro sinistra potrebbe favorire un accelerazione di un processo comunque irreversibili, data l’infungibilità di Berlusconi, ed i partiti guardano, o dovrebbero guardare, alla storia non ai prossimi 3-5 anni. L’analisi della realtà sociale mostra oggi che la colonna vertebrale italiana, quella che nonostante tutto, ancora, lo tiene in piedi, le piccole e medie imprese e gli artigiani che valgono da sole l’85% del Pil nazionale, è in cerca di rappresentanza politica. L’altra certezza è che ad oggi (si vedrà domani con Renzi + Sel) quella fetta di società non vota Pd che in piccolissima percentuale. La sfida da cui partire, per il partito che oggi non c’è, è tutta lì.

Salvatore Domenico Zannino
Avvocato, collabora alla cattedra di Diritto dell’Unione Europea dell’Università cattolica di Milano.



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