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Turchia, lo sciopero generale fa tremare Erdogan (bacchettato da Merkel)

Sembra essere andata fuori controllo la situazione in Turchia. Il premier Recep Tayyip Erdogan continua a inviare le forze dell’ordine contro i manifestanti a parco Gezi e piazza Taksim a Istanbul. Con tanto di bombe lacrimogene. L’ultimo scontro è stato sabato: 500 persone sono state detenute. Ad Ankara, invece, sono state detenute 56 manifestanti.

Lo sciopero generale

Lunedì mattina la Turchia si è svegliata con la convocazione di uno sciopero generale da parte di diversi sindacati. Secondo il quotidiano Hürriyet, hanno aderito oggi alle manifestazioni la Confederazione di Sindacati Progressisti (Di.Sk), la Confederazione Sindacati del Settore Pubblico (Kesk), il Sindacato di Medici Turchi (Ttb), il Sindacato di Camere di Ingegneri e Architetti Turchi (Tmmob) e il Sindacato di Dentisti Turchi (TDHB). E hanno invitato tutti i lavoratori del Paese a scioperare contro il governo di Erdogan. Solo la Kesk ha 240mila iscritti.

L’avvertenza di Guler

Il ministro degli Interni turco, Muammer Guler, ha detto che è “illegale” l’appello allo sciopero generale a sostegno della contestazione contro il governo e ha annunciato che eventuali manifestazioni verranno represse dalla polizia. “C’è la volontà di far scender la gente in piazza con iniziative illegali, come un’astensione dal lavoro e uno sciopero”, ha detto Guler aggiungendo che le forze dell’ordine non lo permetteranno.

La bacchettata di Angela Merkel

Per il cancelliere tedesco, Angela Merkel, la risposta del governo turco alle proteste è stata “troppo dura”. “Ci sono state immagini spaventose, in cui si poteva vedere come la reazione sia stata troppo dura, secondo me”, ha detto Merkel in un’intervista alla tv Rtl.

“Quello che sta accadendo in Turchia in questo momento non corrisponde alle nostre idee di libertà di manifestare o di libertà di espressione. Sono scioccata”, ha aggiunto Merkel, invitando le due parti a dialogare. Il cancelliere ha rilanciato il suo appello perché la Turchia rispetti la libertà di espressione.

Merkel non ha risposto alla domanda sulle eventuali ripercussioni di questa vicenda sul processo di adesione di Ankara all’Unione europea.



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